Fino ad ora sono mancati articoli dedicati alle origini di Roma. Tutti noi conosciamo la leggenda dei fratelli Romolo e Remo allattati dalla lupa  e che divenuti adulti si divideranno il territorio del colle Palatino (uno dei sette di Roma) solcando un recinto con l’aratro… ma quello che voglio analizzare in quest’articolo sono le fonti letterarie in tutte le loro forme (scritte, orali) e come la storiografia moderna le ha interpretate. Per fare una citazione “Spero siate comodi, il viaggio sta per iniziare”.


1. Le origini di Roma

La storia di Roma arcaica ha sempre rappresentato un campo d’indagine per tanti aspetti affini al Vecchio Testamento. Il progresso scientifico liberò via via le ricostruzioni su Roma arcaica dalle implicazioni di carattere politico e religioso. All’inizio del XIX secolo, lo storico danese Niebuhr, si pose il problema di una ricostruzione su Roma arcaica attraverso una critica delle fonti e a partire della fine dell’Ottocento, importanti scoperte sembrarono confermare la veridicità del racconto tradizionale. Nel I volume della “Storia dei Romani” (1907) di G. De Santis, si può trovare una risposta alla questione della ipercritica, caratteristica del positivismo scientista alla fine del XIX secolo. Tuttavia, ci sono casi in cui i dati archeologici devono essere apprezzati per le informazioni che recano direttamente senza, quindi, cercare un confronto con le fonti letterarie. Da sempre (o quasi) l’archeologia ha accettato il fatto che su Roma e il Lazio vi fosse stata la precocità dell’influenza greca a partire dall’VIII secolo a.C. anche dovuto al ruolo significativo di mediatori avuto dagli Etruschi, che con quegli stessi greci avevano rapporti commerciali. Tuttavia, Roma sembra ricevere i prodotti greci ancor prima degli Etruschi ma in tal proposito la tradizione letteraria è muta.

2. Le fonti letterarie

Enea fugge mentre Troia brucia Federico Barocci – 1598 – Galleria Borghese – Roma.

Le testimonianze delle fonti letterarie rappresentano il primo step di informazioni con cui ci si deve confrontare per ricostruire la storia di Roma arcaica. Ma si tratta di opere che risalgono ad epoche molto posteriori agli eventi narrati. La scrittura compare a Roma solo verso la fine del VII secolo a.C. e non determinò cambiamenti fondamentali. Le poche iscrizioni che sono pervenute non danno grandi informazioni e non si può quindi parlare di storiografia o di archivi di famiglia, mentre la tradizione orale deve aver giocato un ruolo chiave soprattutto nel periodo regio per la trasmissione dei ricordi storici.

I primi storici dei quali possiamo leggere le narrazioni su Roma arcaica vissero nel I secolo a.C. Tito Livio, di Padova, fu contemporaneo all’Imperatore Augusto (59 a.C. – 17 d.C.) e scrisse della grande storia di Roma dalla sua fondazione in ben 142 volumi. Il primo volume è dedicato alla monarchia. Lo stesso Livio, inoltre, si rendeva conto della fragilità delle sue basi su cui poggiava la sua ricostruzione della storia, almeno fino all’incendio di Roma da parte dei Galli nel 390 a.C.

Anche lo storico greco Dionigi di Alicarnasso è molto importante, anche lui visse nel periodo di età augustea. Le sua “Antichità romane”, in 20 volumi, coprivano un periodo che andava dalla fondazione di Roma allo scoppio della prima guerra punica (264 a.C.). Lo scopo principale di Dionigi era quello di dimostrare che i Romani erano una popolazione di origine ellenica e per questo il primo volume è interamente dedicato a questo tema, in cui viene spiegato come il popolo romano si fosse formato attraverso la fusione di ondate migratorie provenienti dalla Grecia.

Romolo e Remo allattati dalla Lupa dipinto di Rubens, ca.1616, Roma, Musei capitolini.

Ma la versione più nota sulle origini di Roma arcaica inserisce la fondazione di Alba Longa e la dinastia degli Albani tra l’arrivo di Enea nel Lazio e il regno di Romolo. Il poeta latino Virgilio (I secolo a.C.), nel primo libro dell’Eneide si ispira a questa tradizione: Alba Longa viene fondata dal figlio di Enea, Ascanio/Iulio e mette in relazione il nome di Alba Longa con il prodigio della scrofa bianca che indica ai Troiani il numero di anni che devono trascorrere per la fondazione della nuova città.

Secondo la leggenda il fondatore e primo re della città di Roma, Romolo, è addirittura figlio di Marte, il dio della guerra, e di Rea Silvia, che è, a sua volta, figlia di Numitore, ultimo re di Alba Longa. Nella tradizione trova posto anche l’antefatto del conflitto tra Roma e Cartagine: Enea, durante le sue peregrinazioni, era giunto fino a Cartagine dove aveva conosciuto la regina Didone; quando Enea aveva deciso di ripartire, Didone, che si era innamorata di lui, non riuscendo a trattenerlo, giurò che un odio eterno avrebbe contrapposto Cartagine a quella città che Enea si accingeva a fondare e che i suoi discendenti avrebbero fatto regnare nel Mediterraneo.

3. I sette re di Roma

Tradizionalmente si fissa il periodo monarchico di Roma dal 754 al 509 a.C., anno dell’instaurazione della repubblica. In questo periodo avrebbero regnato sette re, secondo questa successione: Romolo, il fondatore, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.

La lupa capitolina, Romolo e Remo.

A Romolo vengono accreditate le creazioni delle prime istituzioni politiche, tra cui il senato di cento membri; A Numa Pompilio si assegnano i primi istituti religiosi; a Tullio Ostilio le prime campagna militari di conquista; a Anco Marcio la fondazione della colonia di Ostia che chiuse la prima fase. La seconda fase, si apre con il regno di Tarquinio Prisco, nella quale gioca un ruolo importante la componente etrusca, alla sua figura sono attribuite importanti opere pubbliche, mentre a Servio Tullio si fa risalire la costruzione delle prime mura della città e l’istituzione dell’assemblea elettorale romana, i comizi centuriati. Tarquinio il Superbo, ultimo re, assume infine i tratti tipici di un tiranno.

Il problema che ci si pone ad un racconto di questo genere riguarda la sua attendibilità, dal momento che esso risale ad un momento successivo ed evoluto della storia di Roma. Le fonti sulle quali gli storici latini si basavano per i loro racconti sono:

  1. Le opere storiche perdute. Questi storici sono noti con il nome di “annalisti”, perché hanno organizzato il materiale in ordine cronologico con una successione di anno in anno. Il primo romano a narrare la storia di Roma è stato Fabio Pittore (fine III secolo a.C.), che scrisse in greco, mentre il primo storico romano a scrivere in latino fu Marco Porcio Catone, detto il Censore (234 – 148 a.C.)
  2. La tradizione familiare. La struttura della società romana in età repubblicana era dominata dalla competizione tra le principali famiglie al governo, le quali cercavano di accreditarsi il titolo di superiorità sulle altre celebrando le glorie degli antenati.
  3. La tradizione orale. Parecchie leggende legate alle origini di Roma ha caratteristiche tali da rendere credibile che siano state tramandate oralmente di generazione in generazione, ma è una fonte soggetta a forti distorsioni.
  4. Documenti d’archivo. I primi storici di Roma hanno in comune lo stesso carattere narrativo, ossia nel menzionare di anno in anno i nomi dei magistrati principali e degli eventi degni di nota. Principale fonte sono gli Annali dei pontefici, tenuta di anno in anno dalla massima carica religiosa, il pontefice massimo. Attorno al 130 a.C. questi annali vennero pubblicati dal pontefice Mucio Scevola in 80 volumi con il nome di Annales Maximi.

4. La storiografia moderna

Enea ferito da una fatale freccia, curato dal medico Iapige, sorretto dal figlio Ascanio e assistito da Venere, pittura parietale, I secolo a.C., da Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale

La ricostruzione storica basata sulla tradizione ha posto alla storiografia moderna diversi problemi. Il compito degli storici moderni è stato quello di sottoporre ad un esame critico i dati della tradizione. I risultati di tale ricerca hanno fornito elementi preziosi: si è visto che nel racconto tradizionale devono essere state fuse due versioni di tipo diverso sulle origini di Roma: una greca, ricollegata alla fondazione della città alla leggenda di Enea, ed una indigena, nella quale Romolo rappresentava un mitico re-fondatore autoctono.

Questo tipo di racconto, leggendario, ha quindi recepito elementi che si possono definire sicuramente storici: in primo luogo, la presenza di popolazioni diverse, Latini e Sabini, all’origine della storia di Roma e, in secondo luogo, la fase di predominio etrusco nel periodo finale della monarchia.

By Simone Riemma

Studente del corso in Civiltà Antiche ed Archeologia: Occidente dell'Università degli Studi di Napoli - Orientale. Sono CEO e founder dei siti: - www.storiaromanaebizantina.it assieme al mio collega dott. Antonio Palo (laurea in archeologia) - www.rekishimonogatari.it assieme alla dott.ssa Maria Rosaria Formisano (laurea magistrale in lingua e letteratura giapponese e coreana) nonché compagna di vita. Gestisco i seguenti siti: - www.ganapoletano.it per conto dell'Associazione culturale no-profit GRUPPO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO Le mie passioni: Storia ed Archeologia, Anime e Manga.

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