Antefatto: l’usurpazione di Flavio Oreste e Romolo imperatore. Dopo la ritirata in Dalmazia dell’imperatore Giulio Nepote (475), Flavio Oreste, magister militum praesentalis barbaro, diviene il padrone della situazione politica di quello che rimaneva dell’Impero d’Occidente. Flavio, però, essendo di origini non romane non poteva direttamente aspirare al principato, ma cercava un accordo e un riconoscimento da Costantinopoli che non arrivò mai, dato che veniva riconosciuto dall’Oriente come legittimo Giulio Nepote. Le posizioni del Senato romano non si conoscono con esattezza, ma di sicuro esso non simpatizzava per Nepote. Nell’ottobre dello stesso anno, infine, Flavio si decise a proporre all’impero il suo giovane figlio, Romolo, che era di madre romana e dunque la sua candidatura rispettava, almeno in parte, le forme istituzionali e la tradizione. Flavio, infatti, aveva sposato la figlia del comes del Norico, da cui aveva avuto Romolo nel 459. Romolo aveva appena diciassette anni quando sale al trono, ma di fatto fu il padre a governare l’Impero.
La rivolta di Odoacre. Il copione storico che si prospettava per l’Occidente era quindi sempre lo stesso, finché non accadde qualcosa che mai nella storia era avvenuto fino ad allora. Eruli, Alani, Sciri e Turcilingi, che costituivano, in quel momento, la stragrande maggioranza delle truppe imperiali di stanza in Italia, avanzarono una richiesta particolare: senza avanzare pretese verso un controllo diretto dell’Impero, chiesero, al contrario, di esercitare il tradizionale diritto dell’hospitalitas militare sull’Italia ma in maniera riveduta e corretta: un terzo delle terre agricole avrebbero dovuto essere distribuite, in maniera permanente, ai soldati. La richiesta incontrò la pronta opposizione dei latifondisti: un simile provvedimento avrebbe colpito, in primo luogo, le grandi proprietà dell’aristocrazia, rappresentata dal Senato. Flavio Oreste rifiutò di venire incontro alla richiesta e si dispose alla guerra contro i mercenari ammutinati. Le truppe ribelli, con un atto decisivo, elessero come loro comandante l’erulo Odoacre e gli attribuirono il titolo di rex. L’esercito mercenario si lanciò subito contro Oreste: espugnarono Pavia per poi dirigersi a Piacenza, dove riuscirono ad ucciderlo; arrivato a Ravenna, Odoacre depose Romolo Augustolo, risparmiandogli la vita e mandandolo in esilio in Campania, garantendogli un sussidio.
La scomparsa dell’Impero in Occidente e la nascita del regno di Italia. Odoacre organizza poi una ambasceria per l’imperatore d’oriente, Zenone: questa conduce con sé le insegne imperiali. Con la sua consegna Odoacre rinunciava per sé o per qualcuno dei suoi all’acquisizione del potere imperiale (rinunciando quindi a ripercorrere la strategia di Ricimero dei decenni precedenti, ossia di mettere un romano “fantoccio” alla guida dell’Impero), ma dichiarava, inoltre, decaduto definitivamente il seggio occidentale dell’Impero: non ci sarebbe più stato un imperatore in Occidente. Per sé, Odoacre si limitò ad acquisire il titolo di rex gentium, letteralmente re delle genti, ma secondo il lessico giuridico internazionale, re dei barbari stanziati in Italia: egli rinunciava all’esercizio del potere su tutta la popolazione italiana. Richiese a Zenone la concessione del titolo di patricius e dunque la possibilità di partecipare alla vita assembleare del Senato e, curiosamente, l’imperatore d’oriente si rifiutò di concedere il titolo, ricordando a Odoacre che solo Giulio Nepote, legittimo imperatore d’Occidente, avrebbe potuto concedere una simile onorificenza. In tal modo l’Impero d’Oriente, pur mantenendo vive delle relazioni con il nuovo magister militum d’Italia, rifiutava di considerare conclusa l’esperienza politica di Giulio Nepote e dopo di quella dell’impero dell’Occidente.
Era l’anno 476: quattro secoli e mezzo dopo la morte di Augusto, nell’anno 1229 dalla fondazione della città, l’Impero di Roma cessava di esistere, o meglio, sopravviveva solo nella sua parte orientale.
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FONTI
Apriamo una piccola parentesi in appendice. Se proviamo a leggere le fonti contemporanee – di seguito riportate – scopriamo che gli storici dell’epoca registrano l’episodio della deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, ma non sembrano attribuire al fatto un rilievo particolare, o addirittura identificare in esso la fine di un’epoca. Forse perché almeno da due secoli le invasioni erano una drammatica abitudine, o perché alcune province, come la Britannia, nel 476 erano già state abbandonate da un pezzo, mentre in altre (eccetto il regno di Soissons di Afranio Siagrio e la Dalmazia di Giulio Nepote) sovrani germanici si erano già insediati al posto dei governanti mandati da Roma.
«Augustulus, qui ante regnum Romulus a parentibus vocabatur, a patre Oreste patricio factus est imperator. Superveniens autem Odoachar cum gente Scirorum occidit Orestem patricium in Placentia et fratrem eius Paulum ad Pinetam foris Classem Ravennae. Ingrediens autem Ravennam deposuit Augustulum de regno, cuius infantiae misertus concessit ei sanguinem, et quia pulcher erat, etiam donans ei reditum sex milia solidos, misit eum intra Campaniam cum parentibus suis libere vivere. Enim pater eius Orestes Pannonius, qui eo tempore quando Attila ad Italiam venit se illi iunxit et eius notarius factus fuerat. Unde profecit et usque ad patricatus dignitatem pervenerat.» Annales Valesiani, 36-37
«Odoacar rex Gothorum Romam optinuit. Orestem Odoacer illico trucidauit. Augustulum filium Orestis Odoacer in Lucullano Campaniae castello exilii poena damnauit. Hesperium Romanae gentis imperium, quod septingentesimo nono Urbis conditae anno primus Augustorum Octauianus Augustus tenere coepit, cum hoc Augustulo periit, anno decessorum regni imperatorum quingentesimo vigesimo secundo, Gothorum dehinc regibus Romam tenentibus.» Marcellino Comes, Chronicon, 475-476
«Augustulo vero a patre Oreste in Ravenna imperatore ordinato non multum post Odoacer Torcilingorum rex habens secum Sciros, Herulos diversarumque gentium auxiliarios Italiam occupavit et Orestem interfectum Augustulum filium eius de regno pulsum in Lucullano Campaniae castello exilii poena damnavit. Sic quoque Hesperium Romanae gentis imperium, quod septingentesimo nono urbis conditae anno primus Augustorum Octavianus Augustus tenere coepit, cum hoc Augustulo periit anno decessorum prodecessorumve regni quingentesimo vicesimo secundo, Gothorum dehinc regibus Romam Italiamque tenentibus. Interea Odoacer rex gentium omnem Italiam subiugatam, ut terrorem suum Romanis iniceret. mox initio regni sui Bracilam comitem apud Ravennam occidit regnoque suo confortato pene per tredecem annos usque ad Theodorici praesentiam, de quo in subsequentibus dicturi sumus, obtenuit.» Iordanes, De origine actibusque Getarum, 242-243
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