Nel 514 a.C. Armodio ed Aristogitone uccidono Ipparco e resta solo Ippia a governare fino al 511/10 a.C. quando viene cacciato. Dopodiché si arriva alla fondazione della Democrazia ateniese con Clistene e quando viene istituita la democrazia vengono recuperate anche le figure di Armodio ed Aristogitone, che erano finite nel dimenticatoio venendo considerati salvatori della Patria. La città di Atene erige in loro memoria un monumento all’interno dell’agorà commissionando una statua di bronzo allo scultore Antenore. Si tratta di un fatto eccezionale perché è la prima volta, nel mondo greco, che si erige un monumento in luogo pubblico per delle persone comuni. Si trattava comunque di persone eroicizzate, morte e ricoperte di gloria ma che si rivelava un fatto straordinario. Prima di questo evento vi erano solo statue di divinità o statue maschili e femminili simboliche che non raffiguravano le persone, i Kouros e le Kore; erano figure ideali e diventarono oggetto di dedica alla divinità perché raffigurava il massimo splendore della figura maschile e femminile.
Sull’Acropoli sono state trovate tante Korai femminili dedicate alla dea Atena, queste statue venivano usate anche come segnacolo sulle tombe di un morto giovane, uomo o donna.
Le statue ad Armodio ed Aristogitone comunque non ritraevano le loro vere sembianze ma li rappresentavano. La gigantistica, nasce il età ellenistica. Antenore era uno scultore molto noto all’epoca e su di lui abbiamo molte notizie, ad esempio una Kore trovata sull’Acropoli su una base di marmo dove vi era la formula di dedica e la firma dell’artista, con la firma originale di Antenore. Lavorò a Delfi dove realizzò le statue del frontone del Santuario di Zeus e gli fu eretta una tomba a spese dello Stato nel demosion sema, si celebrarono riti funerari presieduti dall’arconte polemarco. Altri privilegi per commemorare Armodio e Aristogitone lì ebbero i discendenti maschi: il primo figlio maschio aveva l’esenzione dal pagamento delle tasse, avevano il diritto di mangiare gratis a spese dello Stato nell’antico pritaneo. Purtroppo il gruppo statuario di Antenore venne portato via dai Persiani nel 480 a.C., però nel 477 a.C., Atene fece eseguire un nuovo gruppo statuario e lo affidò a Critias e Lesiotes, anche loro famosi, di cui si hanno altri monumenti. Non sappiamo come fosse il gruppo di Antenore, ma conosciamo il secondo gruppo grazie a raffigurazioni su vasi con raffigurati un uomo più giovane e l’altro più anziano con barba entrambi con spade impugnate nella mano a colpire qualcuno. Ci sono anche rilievi ma la prova inequivocabile è la copia di età romana del gruppo statuario che si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Questo monumento faceva parte della collezione della famiglia Farnese, e la madre di Carlo di Borbone, nel XVIII Secolo era una Farnese ed il figlio, Re di Napoli, ereditò dalla madre l’intera collezione e la portò a Napoli. Le fonti storiche ci dicono che le statue di Antenore furono ritrovate in Oriente, alcuni dicono che fu Alessandro Magno, il quale le avrebbe ritrovate e restituite agli ateniesi, altri attribuiscono a re ellenistici del III Secolo. Queste statue recuperate furono messe vicino al nuovo gruppo scultoreo di Critias e Lesiotes; dai racconti di vari autori si capisce che queste statue dovevano stare nell’orchestra dell’agorà, non molto lontano dal famoso Leokorion; l’unica cosa giunta fino a noi è un frammento di epigrafe dalla base statuaria nella quale si leggono pochissime lettere ma significative: sul primo rigo “Armodio”, alla seconda “la patria resero”. Siamo in grado di ricostruire un po’ di più del testo attraverso una testimonianza letteraria, un grammatico, Efestione, filologo di età tarda, ci riporta due versi di un epigramma, che si attribuisce al poeta Simonide, il quale era stato alla corte di Ipparco e secondo Efestione, Simonide sarebbe stato autore di questi due versi ma dalla lettura, la poesia non finiva ma c’era qualcos’altro ma Efestione è interessato solo al testo e non alla poesia, per dire che erano fatti male. Il contenuto del testo dice: “Una grande luce sorse per gli ateniesi, quando Ipparco uccisero da Aristogitone e Armodio / i quali resero libera la patria dalla tirannia”. Qui la parola Armodio si va a congiungere con il frammento dell’epigrafe. Simonide era un grande poeta della sua epoca, fu alla corte di Ipparco il quale lo pagava profumatamente e gli ateniesi lo chiamarono per scrivere proprio il componimento per commemorare ed esaltare gli uccisori di Ipparco. Molto probabilmente i frammenti facevano parte della base del primo gruppo statuario, questo monumento fu molto rispettato nell’Atene classica e arcaica perché fu proibito di erigere altre statue nelle vicinanze dei tirannicidi, questo divieto fu rispettato in età ellenistica e romana dove venne meno.