1/2) 366 – Gli Alemanni attraversano il Reno gelato e invadono l’Impero Romano con il seguente pretesto: gli ambasciatori alemanni inviati a corte avevano ricevuto doni di valore inferiore a quello loro dovuto, il quale costituiva un affronto; gli ambasciatori addirittura, presi dall’indignazione, li gettarono a terra, e per tale motivo subirono maltrattamenti dal magister officiorum Ursazio; quando gli ambasciatori alamanni ritornarono nei loro territori e riferirono del maltrattamento subito con considerevoli esagerazioni, essi fornirono ai loro connazionali il pretesto per invadere l’Impero, ovvero vendicare tale affronto. L’imperatore Valentiniano I (321-375) inizierà una serie di campagne militari in Gallia tra il 364 e il 375, volte a migliorare le difese della Gallia, minacciata soprattutto dagli Alemanni di re Macriano.
2/2) Ludi Compitalicii – Festa romana in onore dei Lari, demoni protettori dei luoghi abitati; quelli che sovrintendevano ai crocicchi erano chiamati Lares compitales (compitum era il ‘crocicchio’, da competo ‘incontrarsi con’). Dove le proprietà ‘si incontravano’, erano poste delle costruzioni a forma di piccole torri; in esse erano praticate tante aperture per quante erano le proprietà confinanti e di fronte alle aperture vi erano dei piccoli altari sui quali ciascun proprietario portava le sue offerte. Per i Lares compitales ogni anno agli inizi di gennaio, ma senza una data fissa, si celebravano i Compitali, una festa la cui istituzione era attribuita a Servio Tullio. Le famiglie dovevano portare delle gallette che servivano per un rudimentale censimento per nuclei familiari. Un altro censimento per individui, libero e schiavi, veniva fatto appendendo delle figurine (effiges o maniae) per i liberi, e delle palle (pilae) per gli schiavi. Le parole esatte, con cui la festività veniva annunciata ci sono state riportate grazie a Macrobio e a e Aulo Gellio (“Die noni popolo romano quiritibus compitalia erunt”). Dionigi di Alicarnasso riferisce che veniva celebrato pochi giorni dopo i Saturnali e Cicerone ci dice che cadeva sulle calende di gennaio, ma in una delle sue lettere a Tito Pomponio Attico parla di questa festività che andava a collocarsi quattro giorni prima delle Nonae di gennaio (il che lo farebbe collocare al 2 gennaio).