Via Popilia-Annia (Via ab Regio ad Capuam)
Il nome della strada tra l’antica Capua e Reggio non è riportato da alcuna fonte. La doppia denominazione con cui si fa ad essa riferimento è dovuta alle incertezze sul costruttore: il rinvenimento nel 1603 di un’iscrizione commemorativa della costruzione stradale, a San Pietro di Polla, e l’identificazione di tale località con il Forum Popilii nella Tabula Peutingeriana indussero in un primo momento ad attribuire la strada, a P. Popilio Lenate, console nel 132 a.C. Più recentemente il ritrovamento a Sant’Onofrio, presso Vibo Valentia, di un cippo miliare recante il nome del pretore Tito Annio (riconosciuto come T. Annio Lusco, console del 153 a.C. o T. Annio Rufo console del 128 a.C.), ha fatto proporre la denominazione di via Annia, che sarebbe confermata dalla menzione di una Via Annia cum ramulis in un’iscrizione del 214 d.C. e dal ricordo di un Forum Annii in un passo di Sallustio. Il tracciato è più volte ricordato dalle fonti letterarie, che non ne citano il nome, dall’Iter Siculum di Lucilio, del II secolo a.C. (Saturae, III, fr. 6), a Cicerone, nel racconto del suo viaggio per Brindisi verso l’esilio (Ad Atticum Epistulae, III, 2-7). Strabone (VI, 3, 7) ricorda il sistema stradale della Magna Grecia, facendo menzione di tre arterie, la Via Appia, la strada da Brindisi a Benevento e una terza da Regium alla Campania, dove si congiungeva con l’Appia. La via da Capua a Reggio fu usata da Caligola in viaggio per la Sicilia (Svetonio, Caligola, 24, 2), ed è ricordata da Procopio nel VI secolo (Bellum gothicum, I, 14, 7 e segg.). La testimonianza epigrafica più importante rimane l’iscrizione di Polla, della fine del I secolo a.C., che ne descrive il tracciato partendo da Reggio. Le tappe della strada da Capua a Reggio compaiono nell’Itinerarium Antonini, nella Tabula Peutingeriana.
Itinerario
Il percorso della via romana si ricostruisce per grandi linee con una certa attendibilità, sebbene vi siano ancora delle perplessità circa la localizzazione di alcune tappe. La strada partiva da Santa Maria Capua Vetere, dove, si distaccava dall’Appia, e procedeva in direzione sud-est alla volta si Suessula, antico centro oggi localizzato presso Cancello. Da qui arrivava a Nola, città campana di antica ascendenza, e alla statio di Ad Teglanum, identificata con Palma Campania, seguendo grosso modo il tracciato ricalcato oggi dall’autostrada Caserta-Salerno. Rasentando le più basse pendici montuose, con a ovest la sagoma del Vesuvio, entrava nell’ager nucerinus, secondo un andamento riproposto dalla statale 367. Piegando quindi verso sud, la strada, si dirigeva verso la Montagna Spaccata, dal valico la via, denominata ancora nel secolo scorso Via Vecchia o Via del Campanile, in riferimento al rudere, puntava su Nuceria, sito di notevole importanza a controllo delle vie di transito tra la costa e l’interno. La ricostruzione più accreditata vede la Popillia-Annia entrare in città dalla zona di porta Romana, costituendo il principale asse urbano nord-sud, per poi uscire dal lato orientale delle mura, nei pressi dell’attuale ferrovia, dove sono stati individuati un tratto di basolato e i resti di un edificio termale pubblico. Secondo le indicazioni dell’Itinerarium Antonini la strada entrava a Salerno presumibilmente attraverso porta Nucerina. Preziosa indicazione fu la scoperta della colonnina miliaria nel 1841 in largo Abate Conforti, nella quale sono ricordati i restauri fatti nel tratto Nuceria-Salerno. Da qui la strada si dirigeva verso la piana del Sele attraversando la città di Eburum, l’odierna Eboli. Dopo aver toccato la confluenza tra il fiume Sele e il Tanagro, la via Popilia puntava a sud risalendo il percorso di quest’ultimo fino a raggiungere il Vallo di Diano, un altopiano dove all’epoca erano situate le città romane di Atina (Atena Lucana), Tegianum (Teggiano), Consilinum (Padula), Sontia (Sanza) e i pagi di Marcellianum e Forum Anni, poi Forum Popilii. Molti di questi insediamenti furono devastati da Alarico nel 410 e solo alcuni sono stati ricostruiti in epoca medievale, come per esempio Forum Popilii ricostruita in posizione più difendibile con il nome usato anche modernamente di Polla. Lasciato il Vallo di Diano, la strada si dirigeva a sud verso la antica città, ora scomparsa, di Nerulum e da qui Muranum, l’odierna Morano Calabro. Nel percorso fino a Regium, la strada attraversava il territorio di Interamnium (San Lorenzo del Vallo) e le città di Caprasia, individuata nella posizione della C.da Ciparsia del Comune di Castrovillari, Consentia (Cosenza) e Mamertum, la città oggi conosciuta come Martirano e nota nelle cronache romane per la resistenza dei suoi abitanti alleati di Roma contro Pirro nelle guerre dette guerre pirriche e per aver dato origine al nome di Mamertini, soldati mercenari famosi soprattutto per aver giocato un ruolo di primo piano nello scoppio della Prima guerra punica. Da Mamertum, percorrendo la via Popilia continuando verso sud, si raggiungeva l’importante nodo fluviale di Ad Sabatum Flumen, un passaggio obbligato e di importanza strategica per i collegamenti nella zona e per raggiungere l’antica Vibona, ora Vibo Valentia. Proseguendo lungo l’antica strada romana, si raggiungeva Hipponium, città ribattezzata dopo le guerre pirriche Valentia e unita con Vibo nel comune moderno di Vibo Valentia. Prima di raggiungere la sua città di arrivo, la via Capua-Regium toccava Nicotera e l’importante porto di Scyllaeum (Scilla).
Il Cippo di Polla
Su un cippo (iscrizione) ritrovato a Polla (in provincia di Salerno) sono indicati i centri principali attraversati dalla Via ab Regio ad Capuam:
Stazione | Località attuale |
---|---|
Capua | Capua |
Nuceria | Nocera |
Moranum | Morano |
Cosentia | Cosenza |
Valentia | Vibo Valentia |
ad fretum ad statuam (o ad columnam)[5] | nei pressi di Cannitello |
Regium | Reggio |
Considerando che un miglio romano corrisponde a otto stadi (circa 1480 m), la distanza tra Reggio e Capua equivaleva a 475 km circa. Confrontando queste misure con quelle attuali si nota chiaramente che questi dati coincidono grosso modo con la distanza attuale.
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