Storia di Amalfi: cenni storici dalla Repubblica al Ducato (IX sec.-1135)
Amalfi nel quadro storico-politico italiano. La storia di Amalfi coincide in buona parte con quella dell’Italia romana sino agli eventi posteriori alla guerra greco-gotica e alla discesa dei Longobardi guidati da Alboino, quando, in un’Italia divisa tra questi e i Bizantini, essa divenne una fortezza (castrum). La sua posizione fece sì che la città e i suoi abitanti fossero maggiormente concentrati verso il mare, ed è da qui che hanno inizio frequenti scambi commerciali con il mondo mediterraneo. Il punto di forza maggiore fu senz’altro lo sfruttamento dell’appartenenza formale all’Impero bizantino prima e il giostrarsi fra le varie potenze che si combattevano nella zona, come Longobardi, Bizantini e Saraceni: quest’ultima cosa permise ad Amalfi nel IX secolo di ottenere privilegi economici concessi dall’Impero in cambio di aiuti militari e di forniture navali. Dal punto di vista politico, Amalfi ebbe quindi dei rapporti abbastanza diversificati con i suoi vicini. Il Ducato di Napoli, in quanto filo-bizantino, non costituiva un problema e i due ducati godevano di buoni rapporti. Verso est, invece, la presenza longobarda costituiva una seria minaccia dati i numerosi tentativi di invasione portati avanti da questi, che ne misero a repentaglio l’esistenza durante la breve occupazione del centro nel 839 d.C., stesso anno in cui ottenne una larga autonomia amministrativa, ma che fu scongiurata dalla morte del principe longobardo Sicardo di Benevento, in una congiura il cui esito positivo permise la ri-acquisizione della libertà. Sempre negli stessi anni, troviamo Amalfi aderire alla Lega Campana con la cui flotta respinse i Saraceni nella battaglia di Ostia (849 d.C.).
Il passaggio da Repubblica a Ducato si realizzò tra il 954 e il 958 d.C.: nel 954 d.C. Mastalo II si intitolò duca (era già conte), mentre Sergio I nel 958 d.C. fece diventare tale carica ereditaria.
L’indipendenza de facto da Bisanzio tuttavia non mutò il sistema legislativo della repubblica marinara, che era fondato sul Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, nonché quello amministrativo, che rimase lo stesso. Aggiungiamo poi, oltre ad essere tra i primi ad utilizzare la bussola, l’importanza data allo statuto delle Tavole Amalfitane, che regolamentavano i traffici, i commerci ed il comportamento in mare dei membri di un equipaggio, che verrà utilizzato fino al XVI secolo in tutto il Mediterraneo.
L’afflusso di gente proveniente da Bisanzio verso Amalfi e Atrani continuò ancora per il X e l’XI secolo: le fonti documentarie attestano la presenza di personaggi ragguardevoli che si firmavano in lettere e lingua greca oppure in caratteri greci ma in lingua latina, la presenza di monaci di rito greco e anche la grande presenza di nomi greci nell’onomastica locale.
Presenza amalfitana nel Mediterraneo. La presenza amalfitana la ritroviamo anche in grandi centri orientali: si ricordano le basi commerciali di Costantinopoli (zona Corno d’Oro) del Cairo (Egitto) oltre alla presenza di flotte amalfitane in Siria (al fianco dei Bizantini nel 969) o in Egitto (al fianco dei Fatimidi): quest’ultima alleanza valse alla piccola Repubblica nel 971 d.C. l’esenzione dai dazi doganali in tutti i porti egiziani e l’autorizzazione a coniare i tarì d’oro. Agli inizi del X secolo il prefetto di Amalfi si diede molto da fare per il riscatto dei cristiani prigionieri degli Arabi, per cui il patriarca di Costantinopoli lo gratificò con grandi quantità d’argento e l’imperatore lo designò del titolo aulico di patrizio imperiale. Tra X e XI secolo persino vari esponenti della nobiltà amalfitana furono insigniti di titolo onorifici dalla corte bizantina per i servigi di carattere politico offerti in funzione anti-araba (poi anche anti-normanna).
La fine della Repubblica. La fine della Repubblica marinara si ha nell’ambito della conquista normanna del meridione, quando i continui contrasti tra gli Altavilla (Roberto e Ruggero II di Sicilia) e Papato e Impero ebbero come luogo dello scontro la stessa Amalfi, la cui posizione era molto ambigua (dalla protezione normanna ai trattati commerciali con gli organismi anti-normanni): la città venne attaccata e saccheggiata dai Pisani nel 1135, poi respinti e sconfitti da Ruggero II. Il riconoscimento conseguente dell’autorità normanna sull’Italia meridionale da parte di Impero e Papato segnò la fine di ogni autonomia politica, ma non commerciale (proseguita anche sotto i Normanni), da parte della Repubblica.
Sistema insediativo. Apriamo infine una piccola parentesi sul quadro insediativo. Storicamente, il sistema insediativo e territoriale è stato caratterizzato da un alto grado di integrazione e unitarietà. Questo presupponeva una chiara suddivisione delle funzioni tra i centri che, lontani dall’essere autarchici, andavano a costituire un tutto organico nel quale confluivano le specificità e le necessarie specializzazioni.
Già all’epoca della Repubblica marinara, se Amalfi era sede dell’autorità ecclesiastica Atrani era sede della Corte e infatti lì, nella chiesa di S.Salvatore, avveniva la nomina della più alta carica del Ducato. La nobiltà risiedeva a Scala e a Ravello, mentre a Minori si trovava l’arsenale della flotta. A Maiori, Ravello, Campidoglio e Pogerola erano insediate le guarnigioni militari. L’intero territorio era inoltre protetto da un complesso sistema di fortificazioni: torri lungo la costa e castelli all’interno, sulle colline.
Il tramonto della Repubblica segnò l’inizio di una lunga fase di marginalità ed isolamento. Venute meno o comunque indebolite le funzioni amministrative, politiche e militari, i centri continuarono a condividere una storia comune, costituendo un sistema idealmente unitario ma distinguendosi in virtù delle proprie specifiche strutture economiche e produttive. La fascia costiera rimase dedita al commercio e alla marineria, l’interno collinare confermò la propria fisionomia agro-pastorale: tratti comuni erano l’arboricoltura delle colline terrazzate (vigneti e limoneti) e la diffusione delle attività artigianali, pur con alcune specializzazioni (la carta e la pasta di Maiori, il cotone e la seta a Ravello).
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