Storia delle Province Romane [6]: Bitinia, Galazia, Cappadocia, Lycia e Pamphylia, Cilicia
La Bitinia, che era stata lasciata a Roma per testamento dal suo ultimo sovrano, re Nicomede IV, morto nel 74 a.C. senza eredi, viene unita al Ponto nella riorganizzazione di Pompeo seguita alla definitiva sconfitta di Mitridate e, dopo nuove aggregazioni di territori, diviene provincia senatoria nel 27 a.C., per passare al controllo imperiale con Marco Aurelio. La regione rivestiva una notevole importanza strategica ed economica per la posizione di Bisanzio sul Bosforo e aveva anche un notevole peso politico poiché costituiva la via di comunicazione terrestre verso i confini orientali dell’Impero. Traiano, nella fase di preparazione della sua spedizione contro i Parti, vi aveva mandato un incaricato speciale per raccogliere e organizzare le risorse; l’inviato era Plinio il Giovane e la sua corrispondenza con Traiano costituisce una fonte preziosissima per conoscere quale fosse l’organizzazione delle città e che compiti avesse il governatore romano.
La Galazia, costituita a provincia da Augusto dopo la morte dell’ultimo sovrano, era abitata prevalentemente da tribù celtiche che vivevano in villaggi sparsi praticando l’agricoltura e l’allevamento. La regione era caratterizzata dalla presenza di latifondi, passati dai sovrani ellenistici alla proprietà imperiale o al possesso dei ricchi abitanti delle città greche della costa; poco numerosi erano invece i centri urbani, ai quali sia Augusto che i suoi successori aggiungono alcune colonie di veterani. Anche il capoluogo della provincia, Iconium (Konia), è quasi del tutto sconosciuto: sappiamo che ai tempi di Strabone doveva essere una città piccola ma fiorente e che, al momento della visita di San Paolo, vi era stanziata una colonia di Ebrei, indizio di una fiorente attività commerciale. Il territorio della Galazia è poco conosciuto, ma la regione conserva uno dei documenti più interessanti per la storia dell’Impero, noto come Monumentum Ancyranum: sulle pareti della cella del tempio di Augusto e Roma, eretto ad Ancyra (Ankara) tra il 25 e il 20 a.C., sono incise in greco e in latino le Res Gestae, l’unica copia del testamento politico di Augusto giunta a noi pressoché integra; l’iscrizione originale, su tavole di bronzo, era posta all’ingresso del mausoleo dell’imperatore a Roma e numerose copie dovevano essere diffuse in tutto l’Impero.
Estesa su vasti altopiani posti ad un’altezza media superiore ai mille metri, con ampi latifondi alternati ad aree desertiche, la Cappadocia entra nell’orbita di Roma nel II secolo a.C., come regno cliente, e viene trasformata in provincia da Tiberio. Le grandi proprietà fondiarie, con pochi terreni irrigui dedicati all’agricoltura estensiva a grano e grandi zone riservate alla pastorizia e all’allevamento, in particolare dei famosi cavalli e degli asini, entrano in buona parte nella proprietà imperiale, anche se consistenti possedimenti rimangono a lungo in mano ai santuari locali: a Comana, per esempio, negli enormi poderi del santuario di Artemide Tauropolos, lavoravano fino a seimila schiavi sacri. Secondo il geografo Strabone, la Cappadocia poteva contare solo su due città, Cesarea e Tiana, una colonia fondata da Caracalla, mentre la maggior parte della popolazione continuava a risiedere in villaggi e borgate incluse nelle immense proprietà imperiali. La provincia assume un’importanza maggiore al momento della costituzione del limes sull’Eufrate e la stessa capitale, Cesarea, viene dotata di un centro monumentale, con strade lastricate e palazzi, e diviene un centro di produzione di stoffe e armi per l’esercito stanziato sul limes. Alle spalle del nuovo confine vengono sistemate le infrastrutture di supporto strategico, una rete viaria e una serie di piazzeforti più volte modificate e sistemate fino al III secolo. L’accampamento legionario di Melitene rimane in uso almeno fino al IV secolo: accanto ad esso, si sviluppa una grande città che diviene municipio sotto Traiano, mentre il porto di Trapezunte viene potenziato con la costruzione di nuovi moli adeguati alle necessità di approvvigionamento delle truppe del limes e nella città si stabilisce la sede della flotta pontica (classis pontica).
La provincia di Lycia e Pamphylia costituisce un’entità territoriale eterogenea, annessa allo stato romano in tempi e modi diversi: le città e le pianure costiere della Pamphylia erano state ereditate insieme a tutto il regno pergameno, mentre l’antica confederazione di città delle aspre e montuose regioni della Lycia, all’estremo margine sud-occidentale dell’Anatolia, rimangono formalmente indipendenti fino al regno di Claudio; l’organizzazione definitiva della regione, con l’annessione di un tratto dell’altopiano della Pisidia, con le sue città arroccate, risale al regno di Vespasiano. Il più importante centro urbano è Xanthos, mentre il principale scalo e centro commerciale della regione rimane Patara, dove, intorno al 100 d.C., viene monumentalizzato con una porta a tre fornici l’accesso al porto, le cui strutture saranno potenziate da Adriano, ricordato nelle epigrafi come salvatore e fondatore della città. Il periodo di prosperità e benessere della Lycia, caratterizzato anche dal sorgere di monumenti finanziati da abbienti personaggi locali, si protrae fino alla crisi del III secolo, dopo la quale sembra che solo le città della costa abbiano avuto momenti di ripresa, anche se i dati archeologici su molti centri sono estremamente scarsi ed è quindi difficile stabilire con certezza la realtà dei fatti. Nella Pamphylia l’intervento urbanistico e architettonico di Roma è più evidente, poiché, soprattutto nel II secolo, in tutti i maggiori centri della regione vengono costruiti grandi complessi monumentali e fastosi edifici. Le indagini archeologiche in alcune città, ormai ben conosciute, come Side, Perge e Aspendo, hanno evidenziato centri urbani disposti intorno ad assi stradali fiancheggiati da portici e botteghe, con un aspetto monumentale enfatizzato dagli impianti delle vie colonnate, da edifici in marmo e da sfarzose facciate teatrali; ad Aspendo, per esempio, l’acquedotto aveva sifoni alti fino a trenta metri per l’adduzione dell’acqua al ninfeo che chiudeva la prospettiva dell’agorà. Numerose statue, rinvenute soprattutto a Perge e a Side, hanno permesso di evidenziare una peculiare produzione scultorea della Pamphylia che, tra il periodo flavio e l’età dei Severi, si distingue per l’eleganza e la raffinatezza con cui venivano riprodotti i modelli classici. Nella prima metà del III secolo l’attività edilizia sembra perdere il suo slancio; dalla metà del secolo, la regione è interessata dalle incursioni dei Goti a nord e degli Isauri a est: a Side, abbandonata la cinta muraria ellenistica, un nuovo muro di difesa viene eretto, intorno al 360, riutilizzando i muri del teatro ed escludendo più della metà della città.
Il processo di urbanizzazione della Cilicia, iniziato già con Pompeo nell’ambito di un programma che prevedeva la sedentarizzazione dei pirati, prosegue con fondazioni di diversi dinasti locali, soprattutto da Antioco IV di Commagene e di Cleopatra. I confini della regione rimangono piuttosto instabili fino alla sistemazione amministrativa di Vespasiano, cui segue un periodo di stabilità e progresso durante il quale viene avviata una nuova fase di urbanizzazione. Le indagini archeologiche, fino ad ora piuttosto limitate e disorganiche, hanno evidenziato la presenza di elementi tipici degli impianti e dei centri micro-asiatici e siriani, come le grandi vie colonnate generalmente destinate a collegare le città al proprio porto e a conferire solennità al percorso. Il territorio della Cilicia, durante l’età imperiale, ma anche nella prima età bizantina, era disseminato di numerose ville rustiche che gettano luce sulla organizzazione sociale ed economica della regione, mentre cisterne, resti di acquedotti e strutture portuali rivelano l’esistenza di una fitta rete di infrastrutture. Il sistema stradale, attestato da cippi miliari, da resti di ponti e di tracciati stradali scavati anche nella roccia, viene sistemato a partire dall’età claudia e già con Adriano raggiungeva le zone più impervie della regione.
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Altre province trattate su “Storia Romana e Bizantina”: Mauretania[1], Province Alpine[2], Pannonia-Illirico-Mesia[3], Egitto[4], Norico[5].