Storia dei miti di fondazione di Cirene
Cirene viene fondata dagli abitanti di Thera (isola del mar Egeo), al tempo colpita dalla siccità. I Terei chiesero consiglio all’oracolo di Apollo che li invitò a fondare una colonia. Andarono a Iteron (Creta) dove incontrarono Corobio, un pescatore trovatosi in Libia per caso. Il primo stanziamento non è da subito a Cirene, ma in un’isola prossima alla costa, evidentemente per proteggersi dagli indigeni locali.
Ogni città aveva un suo mito di fondazione per giustificare l’esistenza della comunità. Esistono due versioni e tradizioni: una veritiera dal punto di vista storico (Terea), un’altra leggendaria (Cirenaica).
• Versione Terea. Il termine “Apoikia” viene usato già con la presenza sul suolo africano del solo Corobio. La scelta dei coloni nella madrepatria avveniva in questo modo: un fratello su due era estratto a sorte da tutto il territorio (composto da sette distretti) a condizione che vi fossero due figli maschi non sposati. Erano guidati da re Batto e furono utilizzate due pentecontere (25 remi su ogni lato per una capienza massima di 300/400 persone).
• Versione Cirenaica. A Oasso (Creta) vi era un re che dopo aver perso la moglie, dalla quale aveva avuto una figlia, si era risposato. [La matrice leggendaria la si ritrova in episodi come la fondazione di Roma o la nascita di Mosè] Il re chiede a un mercante di uccidere la figlia, che verrà poi salvata sempre dal mercante che con lei avrà un figlio, Batto, che fonderà Cirene. Questa seconda versione giustifica la natura umana di Batto, oltre all’origine divina (l’oracolo) che ha dato luogo alla fondazione. La colonizzazione si rivela però più difficile del previsto e i coloni tornano indietro. Il ritorno a casa dei Terei è sinonimo di difficoltà incontrate; basti pensare che alcuni miti nascono da un lontano ricordo di colonizzazione non andato a buon fine, come il caso di Palinuro. I concittadini della madrepatria li costrinsero a tornare in Africa.
La città viene fondata in un luogo dove è facile reperire materie prime e deve trovarsi vicino ad un fiume. La prima struttura che veniva edificata era il teichos “recinto, palizzata” che veniva man mano sostituito da fortificazioni in pietra. Allo stanziamento iniziale dell’isola di Platea ne susseguono altri, Aziri e Irasa, sulla terraferma. Il fiume la maggior parte delle volte è navigabile, utile per le comunicazioni. Nella comunità vi è parte anche di una componente indigena: si dice che i Libi fecero passare i Greci verso l’interno, in una zona soprannominata “Cielo Bucato”, ossia dove piove, a differenza della madrepatria dove manca l’acqua. Il santuario di Apollo è fondamentale come punto di inizio e d’arrivo: si parte dal santuario dell’oracolo di Delfi e si giunge ad una sorgente detta apollinea (riconducibile ad un altro episodio mitologico). I Greci nonostante l’inferiorità numerica si impongono sugli indigeni. La loro supremazia sta nell’abilità tecnologica: il ferro nonché le tecniche di combattimento avanzate consentono a loro d’imporsi così come vengono imposte le loro divinità (così come il popolo, anche gli dei sono superiori).
Probabili motivazioni della colonizzazione. Una possibile causa di un allontanamento di un gruppo così massiccio di abitanti potrebbe essere politica. (Menekles sostiene che il mito nasconda qualcosa di scomodo). Probabilmente Batto guidava una sedizione politica, poi fallita. Perciò si allontanò dalla madrepatria. Il nome dell’ecista, Batto, “che balbetta”, è un nome parlante. Il nome vero è Aristotele. Batto interviene da subito sul territorio costruendo una strada dritta che viene anche selciata. Questa strada collega l’acropoli all’agorà (convergenza). L’ecista diviene una figura simbolica che viene commemorata anche dopo la sua scomparsa. Gli ecisti venivano seppelliti al centro della città. Dopo il crollo della dinastia Battide, le tracce della monarchia vengono cancellate: sulla tomba dell’ecista viene costruito un tempio.