Lefkandì: importazioni ed imitazioni tra X e IX secolo a.C.
Sito di Lefkandì
Lefkandì è un sito che ha caratteristiche particolari rispetto agli altri insediamenti principali che vengono abbandonati alla fine dell’VIII secolo a.C., e fornisce delle testimonianze pluristratificate, poiché il sito risale alla fine dell’età del bronzo (tardo elladico IIIC: XII – VIII secolo a.C.). Rappresenta un sito pilota della conoscenza del cosiddetto periodo “Dark Age”. Il sito di Lefkandì è in grado di illustrare un altro aspetto significativo: rispetto all’immagine che ci si era fatti di una sostanziale interruzione nei rapporti tra il mondo Egeo e il Vicino Oriente, il sito di Lefkandì è in grado di testimoniare, così come gli scavi a Creta, che alcune regioni del mondo greco non vivono affatto in una situazione di isolamento, ma continuano a legare con Cipro e la costa Siro-palestinese. Di questi rapporti i principali protagonisti sono gli Euboici, come è testimoniato non solo dalle importazioni in Eubea di oggetti Vicino orientali, ma contestualmente questo è testimoniato dalla presenza di ceramica euboica a Cipro e lungo la costa del Levante. Dagli scavi condotti a Tilo e ad altri siti come la regione dell’Israele del Libano, hanno restituito ceramica datata in periodo proto-geometrico, l’Eubea è protagonista sul versante Occidentale della colonizzazione, ha un modello commerciale (Prexis) che non è ancora il modello dei professionisti del commercio, ma è quello di aristocrazie che reinvestono una parte delle loro ricchezze nelle attività di scambio che coinvolgono dei rapporti di alto rango tra le aristocrazie Egee e Levantine.
Importazioni ed imitazioni orientali nella necropoli di Lefkandì: II metà del X – I metà del IX sec.
Sul versante Euboico è proprio Lefkandì ad essere in grado di illustrare bene questi rapporti, si ricordano l’arrivo di beni di lusso o di beni che assumono un ruolo significativo sul piano simbolico come i bronzi. Troviamo alcuni oggetti fabbricati lungo la costa Siro-palestinese come gli oinochoai con ansa a forma di loto; la situla con motivi egittizzanti fabbricata non in Egitto ma nella regione Siro-palestinese, perché il mondo fenicio riproduce oggetti egittizzanti; la testa di mazza fabbricata o a Cipro o in area Siro-palestinese rappresenta la terminazione di uno scettro. È un oggetto che viene trasmesso come testimonianza anche di un rapporto di potere molto alto. Sul versante della ceramica si trovano sia oggetti del panorama proto-geometrico (X secolo a.C.) sia tipologie che rimandano al mondo cipriota-levantino: l’Askos era un vaso a forma di uccello, una tipologia lavorata a Cipro; sia la fiasca del pellegrino di elaborazione Siro-palestinese. Oltre ai vasi, ci sono altri beni che circolano in questo commercio a partire dal 900 a.C., oltre ai beni di lusso, entrano anche quei beni che fanno parte di un sistema di scambio e di cerimonialità che rimanda alle corti del Vicino oriente. Circolano molto oggetti in pasta vitrea fabbricati in area Levantina, lungo la costa Siro-Palestinese, mentre sono rare le importazioni egiziane, fino a che i rapporti tra l’Egeo e l’Egitto non si consolidano a partire dalla I metà del VII secolo a.C. Riguardo l’oreficeria, alcuni oggetti sono importati dalla regione Siro-palestinese, altri testimoniano la trasmissione di conoscenze di tipo tecnico, relative a un’oreficeria di alto livello lavorata con tecniche di cui sono maestri gli artigiani levantini: la filigrana, la granulazione, lo sbalzo.
Gli Skyphos
Una tipologia vascolare molto importante è costituita dagli Skyphos a semicerchi penduli. Sono vasi destinati a bere che fanno parte del set da simposio, caratterizzato dalla presenza di un pannello a risparmio tra le anse, decorato da due gruppi di semicerchi penduli, realizzati con la tecnica del compasso, una tecnica introdotta agli inizi dell’età del ferro. Questa classe ceramica è un po’ il fossile guida della presenza euboica sui mari, viene prodotta dalla metà del X secolo (950 al 750 a.C.). Le analisi archeometriche condotte su questi vasi, dimostrano che sono fabbricate in Eubea, nelle Cicladi o in Tessaglia. L’80% sono di fabbricazione euboica, e sono il portato del commercio euboico da Oriente a Occidente. I semicerchi penduli possono essere considerati come un fossile guida sul versante occidentale dei rapporti precoloniali, che precedono la fondazione delle prime colonie greche (prima del 750 a.C.). Possiamo trovarli in Sicilia, Etruria, Cipro e lungo la costa Siro-palestinese fino alla Siria. Oggetti di fabbricazione greca venivano importati non solo dai greci, ma anche da altri mercanti, come ad esempio i Fenici. la Spagna meridionale ha restituito molta ceramica greca, erano i gemelli degli Euboici. La forte integrazione che intercorre tra l’elemento greco e quello fenicio, è testimoniato dal fatto che oltre agli Skyphos a semicerchi penduli, inizia a essere creata in Eubea una variante degli Skyphos che è quella del piatto, caratterizzato dalla stessa presenza dei semicerchi penduli, che riflette un sistema decorativo greco, però riflette una forma a vasca poco profonda, che è la forma che veniva adoperata dai Levantini per mangiare, mentre i Greci per mangiare usano un piatto con una forma diversa più profonda che prende il nome di “lecame”. Nei luoghi del contatto tra i Greci e i Fenici, i Greci hanno realizzato dei pezzi con uno stile decorativo che doveva essere apprezzato dai Greci, ma che era funzionale alle pratiche alimentari dai Fenici stessi. Gli Euboici costituiscono dei partner non alternativi, ma perfettamente integrati nel sistema commerciale del Mediterraneo.
Il Centauro di Lefkandì
Il Centauro di Lefkandì è una delle più antiche testimonianze della plastica greca del periodo del Dark Age. È stato trovato diviso tra due tombe della necropoli di Toumba, due delle tombe che stanno davanti all’edificio di Toumba quando questo ha cessato di funzionare come edificio ma è diventato il tumulo. La testa è stata trovata in una tomba e il corpo nell’altra, ed è evidente che è stato condotto un atto rituale di decapitazione del Centauro, e una intenzionale comunanza tra due sepolture vicine. Sul senso di questa divisione rituale della statuetta sono state formulate varie ipotesi, ma una spiegazione più precisa non può essere fatta. Dal punto di vista tecnico il Centauro è realizzato in terracotta, le due tombe si datano tra la fine del X e inizi del IX secolo a.C., realizzato non da uno scultore ma da un vasaio, come dimostra che alcune parti sono realizzate al tornio con il corpo a forma cilindrica, a cui poi sono state aggiunte altre parti che sono state modellate a mano, prima che la statuetta fosse cotta nel forno. Questa tradizione della plastica vascolare affidata ai ceramisti è in effetti caratteristica della fase di passaggio tra la fine dell’età del bronzo e gli inizi dell’età del ferro. È una fase che non ci sono ancora scultori professionisti, ma sono i vasai che realizzano statue che raggiungono anche altezze abbastanza considerevoli. Le decorazioni sono ancora proto geometriche, motivi a denti di lupo, i triangoli contrapposti e motivi a reticolo. Bisogna dire che proprio Lefkandì restituisce in maniera significativa una plastica così antica, di recente negli scavi di Lefkandì condotti dagli inglesi, furono trovate altre due teste di qualità superiori, e vengono interpretati tutti come centauri. Questa statuetta è la più antica rappresentazione di un Centauro (metà cavallo e metà uomo) di tutto il mondo greco, presenta più dita rispetto alle cinque consuete della mano, e un elemento particolari che caratterizza il Centauro è la presenza di un segno inciso sotto il ginocchio sinistro, che è stato inciso prima della cottura, il che significa non è un graffio, ma un segno intenzionale che è funzionale alla definizione e all’identificazione del centauro in questione. Secondo il mito, i centauri popolavano la regione del Pelion, che è la regione che si trova di fronte all’Eubea, si trova a cavallo dalla Beozia e la Tessaglia ed è una regione boscosa e montuosa. La presenza del segno inciso sul ginocchio, interpretato come una ferita, sembra rimandare a una tradizione ben documentata nella mitologica greca. Secondo questa tradizione, il centauro Chirone sarebbe stato l’educatore di Achille e fu ferito da Eracle in giovane età perché fu colpito da una freccia sotto il ginocchio. Una studiosa greca A. Lebessi, tentò di spiegare questa strana divisione rituale della statuetta posta tra le due tombe, ipotizzando che una delle due tombe fosse la tomba dell’educatore dell’altro. In realtà verificando il contesto questo sembrerebbe non funzionare, perché in ambedue i casi si tratta di sepolture femminili. Quindi l’ipotesi sembra non reggere l’analisi del contesto tombale, perché in ambedue le tombe sono presenti indicatori di genere femminili. Oppure un’altra ipotesi che sembra più attendibile, è il fatto che il centauro in quanto figura metà uomo e metà cavallo è anche un demone della morte, e quindi possa essere stato deposto all’interno di queste due tombe con riferimento al passaggio legato alla morte. Quello che è certo è che la divisione rituale di questo centauro tra le due tombe collega i due defunti.