Antica RomaEtà RepubblicanaEtruscologia e Archeologia Italica

La «romanizzazione» degli Etruschi (parte II)

Tiberio e Caio Gracco, tribuni della plebe.

Guerra sociale e guerre civili. L’epoca delle riforme agrarie dei fratelli Gracchi toccò marginalmente l’Etruria e le città etrusche, come testimoniato dalla deduzione di nuove colonie nelle pre-esistenti città di Tarquinia, Arezzo e Ferento nel 123 a.C. Il II secolo volge quindi in una situazione di sostanziale tranquillità: non vi sono mutamenti radicali nella società etrusca, che continua a mantenere quel complesso sistema gerarchico sociale che a suo tempo ne era stato il punto di forza o debolezza. Le evidenze tuttavia hanno messo in luce un aumento consistente di nomi latini, mentre sopravvivono sempre (ma in percentuale minore) alcuni nuclei familiari di origine locale. Al di là dell’onomastica, non si hanno in questo periodo episodi di rilievo politico tra Roma e l’Etruria: anche durante la guerra sociale, l’unico episodio di rilievo è una delegazione inviata a Roma nel 91 a.C. per protestare contro una proposta di legge che avrebbe dovuto dare la cittadinanza in cambio della cessione di alcune terre. La lex Iulia dell’anno seguente – che metterà fine alla guerra sociale – vede l’Etruria beneficiare della cittadinanza romana, provvedimento riguardante prima chi non aveva preso le armi contro Roma e poi esteso a chi le avesse deposte.

Il punto di svolta che segnò irreversibilmente i rapporti con Roma fu il conflitto tra optimates e populares, cui l’Etruria si schierò al fianco di questi ultimi. La regione venne in qualche modo “privilegiata” da due provvedimenti attuati dalla politica mariana, ovvero dalla Lex Sulpicia (88 a.C.) e da un Senatus consultum (84 a.C.), che aumentavano la componente italica e il suo “peso politico” all’interno delle istituzioni repubblicane romane. Non deve perciò stupire se Mario prima e Quinto Sertorio poi riuscirono ad arruolare in Etruria rispettivamente 6000 e 4000 uomini. Silla, appena ritornato dall’Oriente, si scagliò contro tutti i sostenitori di Mario, e l’Etruria pagò un prezzo altissimo. Assedi, stragi, confische e ricolonizzazioni colpirono duramente tutti i centri: Chiusi, Populonia e Volterra furono assediate; Arezzo, Roselle, Talamone e Vetulonia subirono devastazioni; le proscrizioni colpirono Fiesole, Arezzo, Volterra, Chiusi, Populonia, Cosa e Perugia, a cui furono espropriate le terre e redistribuite ai veterani sillani. Arezzo, forse la più colpita (già citata per le devastazioni, espropriazioni e confische), dovette inoltre subire una differenziazione tra vecchi e nuovi cittadini, che veniva marcata soprattutto in ambito amministrativo. Il profondo malcontento popolare avrà culmine infine nel sostegno dato a Catilina per la sua (poi fallita) congiura del 62 a.C.. Da notare che, in meno di mezzo secolo, l’Etruria subisce delle trasformazioni (culturali e sociali) che la portano a perdere quelle peculiarità tipicamente etrusche, come il sistema sociale e la lingua.

I successivi avvenimenti storici, da questo momento, riguardano quindi un Etruria quasi del tutto “romanizzata”. Nel periodo della guerra civile tra Cesare e Pompeo si ha la fondazione di nuove colonie cesariane (Volterra, Veio, Capena, Lucus Feroniae, Castrum Novum) che da un lato pongono rimedio allo spopolamento delle campagne, mentre dall’altro assicurano il controllo di Cesare di un territorio particolarmente strategico, data la vicinanza a Roma. Arezzo, che già aveva due “classi” di cittadini, si vide costretta ad averne addirittura una terza (Arretini Veteres, Fidentiores sillani e Iulienses cesariani). Gli episodi che vanno dall’assassinio di Cesare all’ascesa di Ottaviano avvengono in un quadro pienamente romano-italico, dove quello che resta della componente etrusca è diviso tra i due eserciti contendenti. Nuove colonizzazioni avverranno – nella parte meridionale (Sutri, Firenze, Pisa, Roselle, Siena) – ad opera proprio di Ottaviano, che “risparmiò” la parte centro-settentrionale.

L”età della memoria”. La politica di Augusto mirava a consolidare il potere dei municipi italici con personalità politiche a lui legate (nobiltà emergente, militari, liberti), creando un’identità italica nella quale fondere e integrare realtà diverse e storia differenti. L’apporto etrusco si rivelò fondamentale nella sfera religiosa e rituale, identificata come Etrusca disciplina, ossia la definizione che meglio designava la dedizione alle pratiche religiose del popolo etrusco. L’imperatore Claudio, nel 47 d.C., definì quella etrusca la disciplina più antica d’Italia e propose allo stesso tempo di continuarla riorganizzando l’ordine degli aruspici.

Con il passare del tempo si perse sempre di più la conoscenza degli Etruschi da parte del mondo romano: ad esempio, già ci si interrogava (ieri come oggi) sulle origini dell’Etrusca disciplina, sulla sua costituzione ed evoluzione. Addirittura si sapeva sì dell’indipendenza politica avuta secoli prima, ma non dell’elenco delle città che componevano la lega dei popoli etruschi: pertanto – sulla base di fonti che non sono mai del tutto integre – si suppone che lo siano state in origine Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Roselle (o secondo alcuni Fiesole), Vetulonia, Volsinii, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo e Volterra; cui furono aggiunte – nella ricostituzione giulio-claudia – Populonia e Pisa (arrivando a 15 in totale).

Un ritrovamento del tentativo di recupero romano delle conoscenze sugli Etruschi è dato dal rilievo dei popoli etruschi da Caere (attualmente esposto ai Musei Vaticani), ossia un rilievo marmoreo facente parte di un fianco di un altare non posteriore al 49 d.C., probabilmente proveniente dall’Augusteum locale. Su quello che rimane della lastra in questione vi sono tre figure (statue) recanti ognuna un’iscrizione che le identifica come rappresentazione di fondatori di popoli (precisamente Vetulonenses, Volcentani, Tarquinenses); un modello analogo doveva trovarsi anche nel Fanum Voltumnae, il luogo simbolo della lega etrusca (Campo della Fiera, Orvieto?).

ItaliaAlTempoDiAugusto_expo_-25_contrasto_25ItaliaAlTempoDiAugusto_expo_-25_contrasto_25Cosa resta dell’Etruria antica in età imperiale romana? Innanzitutto il processo di romanizzazione si può dire pienamente concluso: Etruria è in nome della Regio VII dell’Italia augustea, una regione collegata sia all’Italia che all’Impero la cui popolazione originaria si è fusa con quella proveniente da altre regioni (colonizzazioni), in cui vi è ormai solo una piccola parte di nomi grossomodo riconducibili ad antiche famiglie etrusche. Le élite sono pienamente integrate nel Senato e alcuni dei loro antichi tratti culturali, come quelli religiosi, sono parte di una comune identità italica. Le eccezioni ci saranno (per quanto rare): ne sono un esempio i giochi di Fanum Voltumnae attestati sotto Costantino (IV secolo d.C.) e alcune sfumature linguistiche e culturali che torneranno ad emergere alla fine del mondo antico.

Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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