La processione panatenaica
Durante le Panatenee, si svolgeva una grande processione detta “processione panatenaica”, il giorno 28 del mese di Ecatombeone, giorno della nascita della dea Atena: questa processione partiva dalla zona del Dipilon, mentre nell’età più antica partiva dalla zona nord-ovest dell’agorà. Il Dipilon è la porta della mura fatte costruire da Temistocle, prima di queste mura esisteva un circuito di mura più stretto quindi con Temistocle la processione partiva dalla porta del Dipilon, in età più antica partiva dalla porta della cinta pre-Temistoclea. Passava poi per la via delle Panatenee, attraversava l’agorà e arrivava sull’Acropoli per omaggiare la dea. Della processione ce ne parlano abbondantemente le fonti storiche e letterarie, mentre viene rappresentata artisticamente anche sul fregio del Partenone, scolpito da Fidia a metà del V Secolo, 445–435 a.C., durante la costruzione del santuario e venne decorato. La processione è rappresentata nel colonnato interno; l’evento centrale era la consegna dell’abito alla dea, il peplo, destinato a ricoprire la statua di Atena Poliade, antica statua lignea di epoca arcaica che era situata nel tempo restaurato da Pisistrato e dopo le distruzioni collocata nell’Eretteo. Si svolgeva annualmente e alla tessitura dell’abito partecipava tutta la città. Il mantello era cucito a telaio dalle Ergastine, le lavoratrici, erano cento ragazze appartenenti alle famiglie più aristocratiche di Atene e venivano scelte e si dedicavano alla tessitura del mantello, iniziando nove mesi prima delle festa e ufficialmente la tessitura del peplo, veniva avviato dalle sacerdotesse di Atena, sull’Acropoli insieme a delle ragazzine, le arrepore, erano 2 o 4 fanciulli tra i 7 e gli 11 anni, appartenenti alle famiglie più aristocratiche, scelte dall’Arconte Re e che per un anno trascorrevano la loro vita sull’Acropoli dedite al culto della dea. Le arrepore, avevano una sede, la cosiddetta casa delle arrepore, dove queste 2/4 fanciulle vivevano per un anno sotto le cure delle sacerdotesse; arrepore vuol dire “portatrici delle cose sacre/segrete che non si possono dire”.
Nove mesi prima inizia questa tessitura e verso maggio/giugno, durante le feste dette plinterie, ad Atene, si toglieva l’abito dell’anno precedente e poi il 28 di Ecatombeone, offrivano alla dea il nuovo peplo; nel frattempo tra le plinterie e l’Ecatombeone si facevano le pulizie, si preoccupavano di pulire il santuario della dea, e perfino la statua lignea della dea, che veniva trasportata fuori dal tempio presso un corso d’acqua e lavata dopodiché vestita con nuovo abito in Ecatombeone. Tutto ciò aveva anche un significato simbolico perché l’Ecatombeone era il primo mese dell’anno, quindi era un inizio politico, amministrativo e anche religioso del nuovo anno; quindi dare il nuovo abito alla dea significava chiudere un vecchio anno ed aprirne uno nuovo; cosa sappiamo di questo abito? Era di lana, a colori vivaci con disegni intessuti nella trama e questi disegni rappresentavano delle scene mitiche legate alla dea Atena, era di grosse dimensioni e veniva portato su un carro a forma di nave tirata da buoi, e poi portato dai sacerdoti. Il peplo veniva aperto e messo sull’albero della nave come una vela, poi la nave panatenaica arrivava in processione fino all’Acropoli, ma la salita era ripida e la nave era parcheggiata, il peplo calato e riposto e portato a piedi fino sopra all’Acropoli.
Il famoso fregio del Partenone in qualche maniera ci rappresenta tutto questo; l’Acropoli presenta un accesso monumentale detti Propilei, il tempietto di Atena Nike, il tempio di Atena Brauronia, il Partenone, i segni sono le fondamenta del vecchio tempo di Atena di Pisistrato, e l’Eretteo, nel mezzo l’altare, la grotta di Aglauro.