Lingue e Letteratura

La fuga del tempo e i piaceri della vita: il “Carpe Diem” nella letteratura antica

L’espressione carpe diem è tra le più note e fortunate di Orazio, tanto da essere usata come massima di vita, ormai stereotipata e banalizzata, anche nel linguaggio comune di oggi. In sintesi, infatti, esprime quella che si è ritenuta essere la filosofia non solo del poeta, ma anche di larga parte della classicità, più interessata ai valori della vita terrena che all’attesa di quella ultraterrena.

I piaceri che Orazio invita a godere sono quelli del convito, del vino, dell’amore, dell’amicizia: il tema del vino che scioglie gli affanni, in particolare, ricorre spesso nella lirica greca e tornerà a più riprese anche nella poesia medievale. Anche la poesia e la musica sono apprezzate, oltre che per il loro valore, perché capaci di alleviare le ansie e i dolori. L’invito a godere dei piaceri finché dura la giovinezza è però connesso all’ansia per la fuga del tempo e per la brevità della vita, ed è quindi soggetto a varie interpretazioni che ora pongono l’accento sul tema del godimento, ora su quello dell’incertezza del futuro o dell’incombere della morte. Il contesto filosofico e culturale di Orazio è riconducibile all’epicureismo, ma il “messaggio” del carpe diem varia di pari passo con il passare dei secoli (ricordiamo tra questi il barocco memento mori “ricordati che devi morire”), fino a giungere alle riprese moderne e contemporanee. La locuzione può essere usata per raffigurare la miseria della condizione umana o, al contrario, la preziosità della gioia e dei piaceri che meritano di essere vissuti specie se di breve durata. Inoltre il verbo carpere, che significa “cogliere”, è connesso con una vastissima gamma di espressioni che, nella poesia classica così come in quella moderna, esprimono il tema della giovinezza attraverso la metafora del fiore che deve essere colto finché è in boccio, prima che sfiorisca.

Vediamo ora una carrellata con estratti di versi dei maggiori autori antichi, che nelle loro opere rievocano il tema della fuga del tempo e dei piaceri della vita…

“Dum loquimur, fugerit invida aetas”

«Noi, come le foglie genera la fiorita stagione / di primavera, quando a un tratto crescono ai raggi del sole, / simili a quelle, per breve tempo del fiore di giovinezza / godiamo, da parte degli dei ignorando così il male / come il bene. Ma le nere sorti sovrastano / l’una recando il termine di vecchiaia molesta, / l’altra di morte…» [Mimnerno (VII-VI secolo a.C.), frammento 2 West]

«Effimero frutto è questo pei / miseri uomini; sarà immediatamente passato, né mai si potrà richiamare» [Lucrezio, De Rerum Natura III, 914-915]

«Mentre parlo, l’ora fugge» [Ovidio, Amores I, II, 15]

«Ogni miglior giorno sfugge per primo ai miseri mortali» / «Ma fugge intanto, fugge l’irreparabile tempo» [Virgilio, Georgiche III, 66 e 284]

“Carpe Diem”

«Melanippo, ubriacati di me. / Sceso di là dai gorghi d’Acheronte, oltre il varco, / rivedrai questa luce chiara? Tu lo credi?» / «Beviamo. Perché aspettare le lucerne? Breve il tempo. / O amore fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte, / perché il figlio di Zeus e di Sémele / diede agli uomini il vino / per dimenticare i dolori.» [Alceo (VII-VI secolo), frammenti 73 e 96 Diehl]

«Nasciamo una sola volta: due volte non è concesso: non esisteremo più per tutta l’eternità. Tu, pur essendo padrone del domani, rimandi al domani la gioia: la vita si spreca così nell’indugio.» [Epicuro, Sentenze capitali 14]

«Cogliete il fiore, che, se non colto, cadrà da sé appassito.» [Ovidio, Ars amandi III, 79-80]

«Viviamo, mia Lesbia, e amiamo / […] Il sole può tramontare e tornare; / ma noi quando cade la breve luce della vita, / dobbiamo dormire una sola interminabile notte.» [Catullo, Carme V, I, 4-6]

«Ma goditi la vita, cogliamone il bello; veramente nostro è soltanto l’attimo in cui viviamo; presto diventerai ombra, cenere, favola; vivendo, pensa che dovrai morire; l’ora fugge; ciò che dico è già passato.» [Persio, Satire V, 151-153]

«Goditi la vita, come si gode il frutto di una rapina, e assapora le gioie che fuggono.» [Marziale, Epigrammi VII, 47, 11]

«Io sempre e dovunque ho vissuto in modo da consumare ogni giorno come se fosse l’ultimo e destinato giammai a tornare» [Petronio, Satyricon 99, I]

«Cogli, fanciulla, le rose, mentre nuovo è il fiore, e nuova la tua giovinezza, e ricordati che la tua vita allo stesso modo si affretta» [Virgilio, Appendix Vergiliana (Carmen de rosis nascentibus), 49-50]

«Questa, la vita: piacere, la vita; crepate, dolori! / Tempo d’esistere corto, per gli uomini. Presto, del vino! / Presto, le danze, le dolci corone di fiori, le donne! / Oggi la gioia si goda: certezza non v’è di domani» [Pallada d’Alessandria (IV secolo d.C.), Antologia Palatina V, 72, 1-4]

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Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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