La figura di Teseo: la guerra delle Amazzoni, amicizia con Piritoo e morte di Teseo
Concludiamo il ciclo su Teseo iniziato con i due articoli precedenti (Teseo: origini e infanzia – Teseo: ciclo cretese e attività politica ad Atene), parlando della storia tra l’eroe e Antiope l’Amazzone e dei come scoppiò poi la guerra, vedremo l’amicizia con Piritoo, l’eroe lapita nata in età matura e della morte a dir poco rocambolesca che colpì Teseo…
LA GUERRA DELLE AMAZZONI
La tradizione conservava il ricordo di una guerra che gli abitanti dell’Attica avevano dovuto sostenere contro le Amazzoni, che avevano invaso il loro paese. Sulle origini di questa guerra, i racconti differivano. Si diceva talvolta che Teseo aveva partecipato alla spedizione d’Eracle e che aveva avuto Antiope, una delle Amazzoni, come prigioniera, in ricompensa delle sue imprese. Ma la maggioranza dei mitografi raccontava che era andato da solo a rapire Antiope. Approdato nel regno delle Amazzoni, vi era stato bene accolto – poiché queste guerriere non detestavano gli stranieri – ed esse gli avevano inviato regali. Teseo aveva invitato colei che glieli portava, Antiope, a salire a bordo. Una volta che la giovane fu vicino a lui, aveva salpato proditoriamente. Questa sarebbe stata la causa della guerra. Le Amazzoni marciarono allora in forze contro Atene, s’impadronirono dell’Attica e stabilirono il loro accampamento nella città stessa. La battaglia decisiva si svolse presso la Pnice, ai piedi dell’Acropoli, nel giorni in cui, in epoca classica, si celebrava la festa delle Boedromie. Le Amazzoni riportarono un successo passeggero, ma una delle loro ali fu sbaragliata dagli Ateniesi ed esse furono costrette a firmare la pace.
Esistevano altre versioni di questa guerra, le quali facevano posta alle avventure amorose di Teseo. Secondo alcuni autori, le Amazzoni non avrebbero attaccato l’Attica per liberare Antiope, ma perché Teseo aveva ripudiato Antiope. Dopo egli sposò Fedra, datagli da Deucalione, figlio di Minosse. Antiope, la quale aveva avuto un figlio da Teseo (Ippolito), volle vendicarsi e organizzò una spedizione contro l’Attica. L’attacco ebbe luogo il giorno stesso del matrimonio di Teseo e di Fedra. Antiope, alla testa delle Amazzoni, cercò di occupare la sala del festino, ma gli ospiti riuscirono a chiudere le porte e a uccidere Antiope. Nell’altra versione, che presentava la spedizione come un tentativo delle Amazzoni per liberare Antiope, Teseo rimaneva fedele a quest’ultima, la quale si schierava contro le sorelle e cadeva in battaglia. Soltanto in sèguito alla sua morte Teseo sposava Fedra. Infine, una tradizione oscura assicurava che, per ordine di un oracolo, Teseo aveva immolato Antiope, all’inizio della guerra, in sacrificio a Fobo (la divinità della Paura).
L’AMICIZIA CON PIRITOO
Alla maturità di Teseo appartengono vari episodi la cui caratteristica comune è d’essere la conseguenza della sua amicizia con Piritoo, l’eroe lapita. Si sa come era nata questa amicizia, e come Piritoo, sedotto dalle imprese e dalla reputazione di Teseo, aveva desiderato metterlo alla prova. Ma, nel momento d’attaccare l’eroe, fu preso da tale ammirazione per lui che rinunciò al combattimento e si dichiarò suo schiavo. Teseo, punto da emulazione, gli accordò la propria amicizia.
Accanto a Piritoo, Teseo partecipò al combattimento dei Lapiti contro i Centuari. Poi, un giorno, i due amici decisero di sposare solo figlie di Zeus, dato che entrambi erano figli dei due dèi più grandi, Teseo di Poseidone e Piritoo di Zeus. Teseo decise d’ottenere la mano d’Elena, e Piritoo quella di Persefone.
I due amici cominciarono col rapire Elena. Teseo aveva allora cinquant’anni, ed Elena non era ancora in età da marito. Colpiti da questa sproporzione di età, certi mitografi assicurarono che Teseo non la rapì personalmente, ma che gli autori del ratto furono Ida e Linceo, e ch’essi la consegnarono a Teseo; oppure che il padre d’Elena, Tindaro, gliela diede in custodia per paura di uno dei figli d’Ippocoonte, il quale voleva rapirla. Ma la versione più generalmente diffusa e, si riteneva, la più verosimile, è la seguente:
Teseo e Piritoo andarono insieme a Sparta, e rapirono Elena mentre alla eseguiva una danza rituale al tempio d’Artemide Orzia. Poi fuggirono. Furono inseguiti, ma gli inseguitori si fermarono a Tegea. I due compagni, una volta al sicuro, decisero di tirare Elena a sorte, e colui che sarebbe stato favorito avrebbe promesso d’aiutare l’altro a conquistare Persefone. Ma, dato ch’ella non era ancora in età da marito, la portò ad Afidna, in gran segreto, e la lasciò in custodia a sua madre, Etra. Poi partì alla conquista di Persefone.
Durante la sua assenza, i fratelli d’Elena, Castore e Polluce, invasero l’Attica alla testa d’un esercito di Arcadi e di Lacedemoni. Cominciarono col reclamare pacificamente la sorella presso il popolo di Atene. Ma, allorché quest’ultimo dovette confessare di non aver la giovane, e di non sapere dove ella si trovasse, assunsero un atteggiamento bellicoso. Allora, un certo Academo, il quale era riuscito a sapere dove era il nascondiglio di Elena, rivelò loro il segreto. Per questo, durante le numerose invasione dell’Attica da parte dei Lacedemoni, in epoca storica, i loro eserciti risparmiarono sempre l’Accademia, che era il giardino funerario dell’eroe Academo. I Dioscuri, sapendo che Elena era nascosta ad Afidna, presero la città e ritrovarono la sorella, portando così prigioniera Etra. Poi misero sul trono d’Atene un pronipote d’Eretteo, chiamato Menesteo, il quale raggruppò attorno a sé i malcontenti, in particolare i nobili, irritati per le riforme di Teseo.
Agli Inferi, frattanto, Teseo e Piritoo erano vittime della loro temerarietà. Furono apparentemente bene accolti da Ade, il quale li invitò a sedersi alla sua tavola per prendere parte a un banchetto. Ma, inchiodati al loro sedile, non poterono più alzarsi e furono tenuti prigionieri. Allorché Eracle scese agli Inferi, volle liberarli; ma soltanto Teseo fu autorizzato a risalire sulla terra. Piritoo rimase eternamente seduto sulla Sedia dell’Oblio. Si raccontava che, sforzandosi di staccarsi dal suo sedile, Teseo vi aveva lasciato attaccata una parte di lui stesso, e ciò spiegava come gli Ateniesi abbiano avuto, in ogni epoca, delle anche poco carnose.
LA MORTE DI TESEO
Allorché Teseo, liberato da Eracle dalla sua prigionia, ritornò ad Atene, trovò la situazione assai critica: le fazioni si dividevano il potere, ed egli stesso era solo nominalmente re. Infine, disperando di ristabilirsi sul trono, mandò di nascosto i propri figli in Eubea, presso Elefenore, figlio di Calcodonte, ed egli stesso andò in esilio maledicendo Atene. Ora si raccontava che aveva tentato di rifugiarsi a Creta, presso Deucalione, suo cognato, ma che era stato gettato da una tempesta sulla costa di Sciro, e ora che era andato spontaneamente a Sciro a trovare il re Licomede, al quale l’univano legami di parentela. Inoltre, aveva nell’isola possedimenti di famiglia. Il re Licomede lo accolse apparentemente in maniera favorevole, ma, portandolo su una montagna, per mostrargli, diceva lui, la vista dell’isola, lo fece precipitare a tradimento dall’alto di una roccia e lo uccise. Altri autori assicurano che Licomede non c’entrava per niente, ma che Teseo si uccise accidentalmente, passeggiando in montagna, una sera, dopo cena. Comunque sia, sul momento questa morte passò inosservata. Menesteo continuò a regnare ad Atene, come avevano voluto i Dioscuri, e i due figli di Teseo parteciparono a titolo personale alla guerra di Troia. Alla morte di Menesteo fecero ritorno e riacquistarono il regno d’Atene.
Durante la battaglia di Maratona contro i Persiani, i soldati ateniesi videro un eroe d’una grandezza prodigiosa combattere alla loro testa; e capirono che era Teseo. Dopo le guerre persiane, l’oracolo di Delfi ordinò agli Ateniesi di raccogliere le ceneri di Teseo e di dare loro una sepoltura onorevole nella loro città. Cimone seguì l’ordine della Pizia. Conquistò l’isola di Sciro e qui vide un’aquila che, su una collinetta, grattava la terra con gli artigli. Cimone, ispirato dal cielo, capì il significato del prodigio. Scavò la collina nella quale trovò una bara contenente un eroe di una grandezza prodigiosa, presso il quale erano deposte una lancia di bronzo e una spada. Cimone riportò queste reliquie sulla sua trireme e gli Ateniesi accolsero le ceneri del loro eroe con feste magnifiche. Fu loro data una degna sepoltura nella città, presso il luogo dove, più tardi, s’innalzò la palestra di Tolomeo. La tomba diventò un luogo d’asilo per gli schiavi fuggitivi e per i poveri perseguitati dai ricchi, poiché, da vivo, Teseo era stato il campione della democrazia.