La conquista ottomana dell’Impero di Trebisonda (1461)
Il 15 agosto del 1461 cadeva in mano ottomana l’ultimo possedimento bizantino, l’Impero di Trebisonda, segnando la scomparsa definitiva dell’Impero romano d’Oriente. Ripercorriamone le principali vicende dalla sua nascita alla sua caduta.
La nascita. La conquista latina di Costantinopoli del 1204 e l’imposizione da parte di questi di un imperatore latino in Oriente causò una diaspora dei Bizantini che trovarono rifugio in alcune aree dell’Impero dalle quali partì la riconquista della capitale perduta. Così nasce l’Impero di Trebisonda, occupato dai discendenti dell’ultimo imperatore bizantino, appartenenti alla famiglia dei Comneni, che da lì rivendicarono il titolo imperiale, definendosi basileis ton romaion, imperatori e autocrati dei Romani. Tuttavia i loro diritti dinastici non furono mai riconosciuti, poiché una parte dei Bizantini, guidati da Teodoro Lascaris, riuscirono a prendere il sopravvento nella riconquista a danno dei Latini: già nel 1208, con il trasferimento della sede patriarcale a Nicea, Teodoro veniva incoronato basileus dal patriarca, mentre nel 1261 furono i Niceni (Paleologi) a rovesciare l’ultimo imperatore latino. I ‘grandi Comneni’ comunque continueranno a considerarsi, per molti decenni, come i veri eredi dell’impero bizantino e della sua guida: il sogno imperiale terminò con l’accettazione da parte Giovanni II del titolo di “imperatore dei Romani” detenuto da Michele VIII. Giovanni II mantenne comunque il titolo di imperatore limitatamente a Trebisonda.
La politica di alleanza per la sopravvivenza. Nel XIII secolo l’arrivo dei Mongoli rese l’area molto prosperosa dal punto di vista economico-commerciale per via delle rotte carovaniere provenienti dall’Asia. Trebisonda mantenne buoni rapporti con gli invasori mongoli, che assicurarono la protezione militare e politica; con Genova, al contrario, i rapporti furono molto conflittuali per il controllo dei traffici commerciali. Per tutto il XIV secolo Trebisonda mantenne relazioni con le popolazioni caucasiche e mongoliche che costituirono una rete di alleanze capace di contenere l’aggressività ottomana nell’area: alleanze matrimoniali tra imperatori comneni, capi-tribù mongoli, piccoli emiri selgiuchidi in Anatolia e sovrani della Georgia continuarono a essere realizzate, edificando una rete di trattati che, nonostante la debolezza militare di Trebisonda, la pose al riparo della nuova aggressività ottomana: il periodo di pace più lungo si ha a partire dal 1402, anno in cui l’imperatore Manuele III stipulò un’alleanza con Tamerlano, che sconfisse gli Ottomani nella battaglia di Ancyra e ne limitò temporaneamente le ambizioni espansionistiche. Dopo il 1421, l’assunzione al trono ottomano di Murad II, ribaltò la situazione: i Turchi, superato lo choc di Ancyra e risolte le loro guerre intestine, tornarono a presentarsi in maniera coordinata in Asia minore: durante il regno di Giovanni IV (1429–1459), gli Ottomani passarono all’offensiva: nel 1442 il sultano organizzò una spedizione navale che si proponeva di espugnare Trebisonda dal mare, ma che fallì a causa di una tempesta che distrusse la sua flotta.
La caduta. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453), le manovre del sultano si fecero ancor più aggressive, dato che gli Ottomani avevano ormai assunto il controllo completo degli stretti e dell’accesso al mar Nero. Giovanni IV cercò, allora, nuovamente di rendere ancora più stringente la tradizionale politica di alleanze: diede in sposa sua figlia a Uzun Hasan, khan degli Ak Koyunlu, in cambio della promessa di proteggere la città e ottenne inoltre la protezione degli emiri di Sinope e Karamania, e del re e dei principi di Georgia. Nel 1456 ci fu un nuovo tentativo di assedio ottomano, ma i Turchi, per quanto sconfitti sul campo, fecero divenire il piccolo Impero suo tributario. Al di là dei pretesti (non verificabili) di una tentata coalizione occidentale contro il sultano Maometto II, fu proprio questo tributo a scatenare il casus belli che portò alla guerra con gli Ottomani: nello stesso 1456 l’imperatore Davide II rifiutò di pagarlo. Maometto II reagì immediatamente ma con estrema cautela (data la vasta coalizione di cui faceva parte Trebisonda), evitando di attaccare direttamente Trebisonda ma puntando ad isolarla completamente (un po’ come avvenuto con Costantinopoli).
Nell’estate del 1461, il sultano mosse da Bursa con un grande esercito e invase l’emirato di Sinope, alleato dei Comneni e barriera occidentale dell’impero di Trebisonda; l’emiro capitolò quasi subito. Poi, anziché procedere a oriente e attaccare frontalmente la città, volse verso sud, sconfiggendo i turcomanni di Usun Hasan che erano anch’essi alleati di Davide; infine, si diresse verso la città bizantina. Trebisonda, seppur impreparata e colta di sorpresa, resse l’assedio ottomano per un mese, poi, il 15 agosto 1461, capitolò. Nei dintorni della città alcune piazzeforti organizzarono una disperata resistenza che andò avanti per alcune settimane, ma che finirono per essere spazzate agevolmente dagli Ottomani. L’imperatore Davide II fu portato ad Adrianopoli insieme alla sua famiglia dove visse fino alla sua condanna a morte avvenuta nel 1463 a Costantinopoli.
«E andato ancora oltre, prese Cerasunte, Trebisonda e tutto il circostante territorio degli imperatori di Trebisonda. Scacciati quasi tutti gli sventurati signori e baroni di quei luoghi, li fece trasferire ad Adrianopoli, dov’era anche il signore della Morea: a questo aveva concesso in appannaggio per lui e per il suo seguito la grande Eno, Lemno, Imbro e Samotracia; all’imperatore di Trebisonda messer Davide Comneno, invece, villaggi presso il Montenegro. Quanto a questo, trovata dopo un po’ di tempo a suo carico una mancanza da nulla come piccolo e falso pretesto, lo privò di tutto il suo e lo fece strangolare». [Giorgio Sfranze]
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