La battaglia per l’Impero Persiano: Gaugamela
Dopo aver imposto il suo dominio sul Mediterraneo, essere stato incoronato faraone, figlio del Re e re dell’Alto e del Basso Egitto, e dopo aver fondato Alessandria, Alessandro seguì il corso dell’Eufrate per lanciare l’offensiva finale contro Dario III. Saccheggiò e distrusse Persepoli e condannò a morte l’assassino di Dario III, di cui si proclamò erede. Così diventò re d’Asia, un semi-dio, condizione che alcuni eteri osteggiarono con forza.
Alessandro lascò l’Egitto nell’aprile del 331 a.C. Si fermò a Tiro per celebrare alcuni giochi atletici e delle feste in onore del dio fenicio Melqart, e da lì marciò verso il fiume Eufrate e il cuore dell’impero persiano. Aveva due alternative: avanzare verso sud, costeggiando il fiume verso Babilonia e Susa, oppure attraversarlo e dirigersi a nord, fino al Tigri. Optò per la seconda opzione, forse perché sapeva che a sud avrebbe avuto difficoltà a rifornirsi, giacché il satrapo, il persiano Mazeo, aveva distrutto i raccolti, e, inoltre, il caldo poteva essere estenuante, oppure perché sapeva già che Dario lo aspettava più a nord, vicino al Tigri, per sfidarlo nella grande battaglia finale.
Dopo la sconfitta di isso, Dario III gli aveva inviato due proposte di pace, ma Alessandro le aveva rifiutate e teneva ancora prigioniere la madre, la moglie e le figlie del re persiano. Alessandro gli aveva chiesto tutta l’Asia e proseguiva la sua avanzata verso le città imperiali.
Dario, che aveva avuto il tempo di radunare un nuovo enorme esercito mentre il re macedone attraversava la Fenicia e sostava in Egitto, aveva preferito scegliere con largo anticipo il luogo del grande scontro. Sarebbe avvenuto a Gaugamela, vicino alla città di Arbela, sulla riva destra del Tigri. La grande pianura gli permetteva di dispiegare tutte le sue forze, un imponente esercito arrivato dal centro e dall’est del grande impero: la folta cavalleria della Battriana e della Sogdiana, i cavalieri del centro della Media e dell’Iran, i carri da guerra con lame affilate nelle ruote, le truppe indiane con gli elefanti, gli arcieri sciti, che scoccavano le loro frecce dalle montagne… genti di tutte le regioni orientali dell’impero e di Babilonia; avevano meno mercenari greci, ma quelli provenienti da altre zone erano innumerevoli. Secondo fonti antiche c’erano 40.000 cavalieri e 200.000 fanti e sebbene il totale potesse sembrare esagerato, si trattava comunque dell’esercito più grande della storia persiana.
Dario, inoltre, aveva disposto questa formidabile forza bellica secondo una strategia ben studiata. A sinistra, dove si aspettava di ricevere la prima carica di Alessandro, c’erano le sue truppe migliori: i cavalieri corazzati della Battriana e della Sogdiana, e poi i rapidi Sciti, comandati dal satrapo Besso; al centro c’era Dario, con il suo splendido carro e i suoi stendardi, circondato dalla guardia imperiale di guerrieri scelti, i mercenari greci, i carri falciati e gli elefanti; a destra c’erano invece le milizie dell’Iran centrale e la cavalleria dell’Anatolia orientale, una formazione compatta guidata da Mazeo, il satrapo di Babilonia.
Alessandro si preparava a combattere con circa 40.000 uomini: 8.000 cavalieri, 3.000 arcieri e 30.000 fanti, schierati in falange, con lunghe picche o con armamenti più leggeri. Oltre ai Macedoni c’erano i Greci, Illiri, Traci: era un esercito compatto, esperto in lotte e vittorie.
La battaglia definitiva per l’impero
Alessandro non aveva trovato grossi impedimenti durante la sua avanzata: il suo esercito aveva attraversato l’Eufrate con un ponte di navi e poi aveva guadato senza problemi il Tigri poco più a nord di Gaugamela. I Persiani non tentarono neppure di fermarlo o ritardarne l’avanzata. Non aveva marciato molto in fretta, essendo partito da Tiro ad aprile ed essendo trovato di fronte i Persiani alla fine di settembre. Dopo essersi informato della disposizione tattica delle milizie di Dario e delle caratteristiche della zona, senza lasciarsi intimidire dalla vista dell’immenso schieramento nemico, ordinò di fissare l’accampamento poco distante da quello persiano e concesse ai suoi uomini tre o quattro giorni di riposo prima di fare inizio alla grande battaglia il primo di ottobre del 331 a.C.
Si narra che Alessandro dormì profondamente la notte prima, che all’alba uscì intrepido dalla tenda e che fu lui per primo a dare il via per l’attacco, insieme ai suoi eteri. La linea del fronte nemico era più vasta di quella delle sue truppe, e così i Persiani cercarono di accerchiare l’esercito macedone. Sull’ala destra i battaglioni di Mazeo misero ben presto in difficoltà le truppe di Parmenione, che a fatica cercò di resistere al tumultuoso assalto, mentre a sinistra la formidabile cavalleria comandata da Besso cercava di accerchiare l’ala destra dell’esercito di Alessandro. L’avanzata della cavalleria persiana determinò l’apertura di una breccia fra le truppe d’assalto e il centro della formazione, dove si trovava Dario con la sua scorta, i carri e alcuni elefanti. A quel punto, Alessandro e i suoi cavalieri, con inarrestabile audacia, sferrarono l’attacco. Vedendosi minacciato dall’impetuoso assalto del sovrano macedone, il re persiano fece fare dietro front al suo carro e si diede alla fuga (come aveva fatto ad Isso). Anche se avrebbe voluto, Alessandro non poté inseguirlo, perché dovette accorrere in aiuto di Permenione, che era in grave difficoltà; attaccò il fianco nemico e salvò la situazione, mentre si diffondeva la notizia della fuga di Dario, che fece immediatamente scattare la ritirata generale di tutto il suo enorme esercito, ormai allo sbando. Durante lo scontro, i Persiani erano riusciti ad attraversare in due punti le lunghe linee nemiche tanto da arrivare all’accampamento greco e saccheggiarne gli approvvigionamenti, senza però riuscire a liberare la regina madre e la moglie di Dario, che si trovavano lì prigioniere. Questa penetrazione nelle linee del fronte avrebbe potuto essere molto più decisiva se, anziché attaccare l’accampamento sguarnito, avessero avuto il coraggio di attaccare da dietro il centro della retroguardia greca. Sul campo di battaglia Alessandro fu proclamato vincitore e acclamato re d’Asia. Tutto l’immenso impero achemenide finiva nella mani dell’hegemon della Lega di Corinto, che con questo indiscutibile trionfo aveva finalmente vendicato a nome dei Greci uniti l’antica invasione di Serse.
La saga di Alessandro:
L’impero di Alessandro Magno; Filippo II, generale di Macedonia; La morte di Filippo II e la sua eredità; L’ascesa di Alessandro Magno; La battaglia del Granico; La battaglia di Isso: la sconfitta di Dario III, il Gran Re dei Persiani e la fondazione di Alessandria d’Egitto; La battaglia per l’Impero Persiano: Gaugamela; Il dominio sull’Asia e il saccheggio di Persepoli; Alessandro Magno: sulle tracce di Dario