l’iter dei processi civili ad Atene in età Classica
Negli articoli precedenti, abbiamo visto assieme la nascita della democrazia ad Atene, con il formarsi delle varie istituzioni volute da Solone, Clistene ed Efialte. Abbiamo iniziato con la nuova struttura sociale nella suddivisione della popolazione dell’Attica, le unità organizzative, il nascere e il funzionamento del consiglio dei cinquecento e in quali luoghi operata soprattutto; abbiamo visto come le varie tribù si dividevano il lavoro durante l’anno per amministrare la città e soprattutto come la democrazia prende veramente forma con le prime assemblee del popolo e dove si riunivano per discutere. Ma, tra tutte le riforme promulgate da Clistene quella che sicuramente merita il posto d’onore è la pratica dell’ostracismo, tanto temuta dalle persone di spicco della città per le sue conseguenze. Infine siamo giunti a vedere come è nato il della giustizia civile e dove si svolgeva. Oggi vedremo come si sviluppava il processo civile e dove si svolgevano questi processi.
L’iter iniziava con l’accusatore che presentava una denuncia al magistrato di competenza che a sua volta procedeva all’istruttoria e faceva pagare in anticipo le spese processuali e faceva pubblicare il testo dell’accusa sul monumento degli eroi eponimi e i tesmoteti fissavano il giorno dell’udienza e soprattutto il numero dei giudici necessari per formare la giuria popolare. Il giorno dell’udienza il magistrato era il presidente che entrava accompagnato dal segretario e da un araldo poiché doveva pronunciare l’invocazione agli dei, anche gli arcieri sciiti erano presenti per l’ordine pubblico. Vi erano due tribune laterali dove sedeva l’accusato e l’accusatore e al centro una tribuna dove le parti in causa si alternavano per pronunciare le arringhe, tutti i giudici erano seduti su panche di legno. Un tribunale durava circa nove ore e poteva essere discusso o un solo processo pubblico o più processi privati. I processi pubblici prendevano tutta la giornata, se invece erano privati ve ne erano di più in una giornata. La durata dei processi era già prevista e dipendeva sempre dall’ammontare del valore della causa stessa, ad esempio un processo del valore di 5000 dracme durava diverse ore…
Prima parlava l’accusatore dicendo la sua versione poi parlava l’accusato per difendersi. Gli attori del processo potevano parlare ognuno per se e non era prevista la figura dell’avvocato, chi non era capace di fare grandi discorsi poteva commissionare a un logografo il suo discorso (il più delle volte era una commissione sotto banco per non farlo sapere in giro), oppure l’accusato/accusatore potevano chiedere l’autorizzazione al magistrato per far parlare un’altra persona al loro posto, detto siunnegoros(?). Questo collaboratore non doveva farsi pagare.
Le donne, i minori, gli stranieri, i meteci non potevano comparire di persona e dovevano essere rappresentati da un patrono. Nel caso di una donna poteva essere il marito, il fratello, il suocero; lo schiavo doveva essere rappresentato dal padrone; lo straniero se andava in causa doveva trovare un patrono che lo rappresentasse; i minori avevano un tutore a rappresentarli.
La durata delle arringhe era scandita da una clessidra con cui si stabiliva il tempo: erano due vasi ad acqua con capienza varia. Avevano delle iniziali, XX (ch) choes cioè brocca, ma era anche un’unità di misura e due XX indicano circa 6.4 litri (1X = 3.2 litri = 1 litro era 1 minuti). Vi era anche indicato il nome della tribù poiché utilizzate anche nei demi. Finiti i discorsi i giurati votavano con i dischetti per l’assoluzione o la condanna, ma non si poneva fine al processo, se l’accusato veniva condannato, infatti, si doveva procedere alla pena e le due parti all’inizio proponevano le loro pene e le si metteva al voto ma molto spesso veniva già concordata la pena dalle due parti.
Le pene erano varie:
- Le pene afflittive: pena di morte per omicidi, sacrilegi, empietà: il bando con la confisca dei beni: l’atimia, cioè la perdita dei diritti; la detenzione cioè la riduzione in schiavitù dei non cittadini
- Le pene infamanti: la privazione della sepoltura dopo essere morto; il divieto di portare gioielli; il divieto di entrare nei templi; la maledizione; l’iscrizione ignominiosa su un’epigrafe ed esposta in pubblico
- Le pene pecuniaria: risarcimento danni; multe; confisca parziale o totale dei beni
Finito il processo vi era il Collegio degli Undici, addetto all’esecuzione della pena.
Tutti i tribunali civili formavano l’eliea, nelle fonti antiche si parla di eliea come terzo organo della costituzione ateniese ma sta ad indicare anche una specifica corte di giustizia nonché luogo dove si celebra il processo.
Vi erano vari luoghi:
- l’eliea sorgeva nell’agorà, il termite per indicare un edificio specifico viene utilizzato solo a partire dal IV Secolo a.C., mentre la sua identificazione è oggetto di studi
- il parabiuston (?) sorgeva nell’agorà ed era il luogo dove si riuniva il Collegio degli undici
- l’Odeion di Pericle con le cause presiedute dall’arconte eponimo (diritto di famiglia, ecc.)
- la Stoà Poikile un edificio che viene costruita sul lato nord dell’agorà all’epoca in cui Cimone era alla guida di Atene nel 460 a.C. circa
- il Foedichiun (?) e il Patachiun (?), citati da Pausania, tribunale rosso e tribunale verde, non si sa dove fossero però la strana denominazione ricorda le bacchette colorate
- Metiocheion (?), Meizon (?) (maggiore), Croton (?) (Primo), Meison (?) (medio di mezzo), i nomi fanno riferimento alla collocazione topografica degli edifici ma non sappiamo a quali edifici attribuirli
Nell’agorà gli edifici riconoscibili sono:
Nella parte orientale dell’agorà, ad est della via delle panatenee, sono edifici anteriori alla costruzione della Stoà di Attalo, sotto le sue fondamenta, edifici A, B, C, D per poi venir costruito sopra un peristilio quadrato ed essere poi abbattuto per costruire la Stoà. L’edificio più antico è A e viene costruito alla fine del V Secolo a.C. ed insieme agli altri costituivano un ampio complesso. Negli scavi sono stati ritrovati molti dischetti usati per le votazioni custoditi in una cassetta di legno ricoperta da un tubo per l’acquedotto rivestito d’argilla in posizione verticale. L’edificio B è più piccolo e resta poco, si è pensato che potesse essere il Parabiuston (?), sede del Collegio degli undici ed è contemporaneo all’edificio A. Alla metà del IV Secolo a.C. vengono aggiunti C e D e all’interno del complesso C è stata trovata una buca vicino alle pareti usato come contenitore di oggetti per il tribunale e tutti gli edifici costituirebbero un complesso ben strutturato per le funzioni civili.
Tutto questo dura fino agli inizi del III Secolo a.C. quando tutti gli edifici vengono abbattuti e viene costruito il grande peristilio quadrato. Questo nuovo edificio, di 60m per lato, si prestava a contenere in un giorno quattro corti di tribunali utilizzando gli angoli del peristilio stesso e lungo il corridoio erano posizionate le panche di legno per i giurati che occupavano metà del corridoio per ogni tribunale. Era una struttura comunque flessibile poiché, se un processo richiedeva un numero alto di giurati, si potevano girare le panche di un lato verso il tribunale che aveva bisogno. I quattro tribunali potevano contenere 500 membri per corte. L’edificio ebbe vita breve in quanto nel II Secolo a.C. viene smantellato e costruita la famosa Stoà di Attalo nel 157 a.C. circa.
Il Rettangolar Peribolos nella parte meridionale dell’agorà per molto tempo viene riconosciuto come un recinto che risale ad un luogo sacro molto grande che ha fatto pensare alla riunione di un grande tribunale, forse anche come prima sede dell’eliea. Studi recenti hanno identificato l’edificio come Aiacheion cioè area dedicata all’eroe Aiachos inglobato nei miti di Atena ma proveniente da Salamina. L’identificazione proviene dalla lettura di epigrafi che in età classica viene utilizzato come deposito del grano di Atene per perdere nel tempo la sua vera funzione