L’Italia centro-meridionale nell’Età del Bronzo [2]: età recente-finale (1500-900 a.C.)
Continuazione de: L’Italia centro-meridionale nell’Età del Bronzo [1]: età antica e media (2300-1500 a.C.)
Riprendendo quanto detto nel precedente articolo, vediamo le ultime fasi dell’età del bronzo in Italia. Se nei secoli precedenti vi era stata un’Italia “culturalmente” diversificata in ciascuna area geografica, dalla metà del II millennio a.C. vi è un processo di omogeneità culturale, causata dai rapporti intensi e scambi culturali tra le varie comunità.
ETA’ DEL BRONZO FINALE
L’insieme di questi rapporti si prefigura in certo modo quasi come una naturale continuità della facies protoappenninica “B”, e prende pertanto il nome di facies appenninica. Le forme principali della produzione ceramica sono scodelle, tazze carenate e vasi ovoidali, che potevano essere decorati con la tecnica dell’incisione e l’intaglio, con motivi a file di triangoli, spirali e meandri. Ricordiamo comunque che la ceramica di uso comune non aveva decorazioni. Ancora in continuità con la facies appenninica vi è poi quella subappenninica, che non si caratterizza per le decorazioni, ma per la presenza di sopraelevazioni plastiche in corrispondenza delle anse: le forme più diffuse restano le scodelle e le tazze carenate a larga imboccatura, mentre vi sono boccali, olle e secchi ma in minor quantità.
Insediamenti e abitati. I periodi intermedi tra le le tre sotto-fasi appenniniche – proto-appenninico / appenninico / sub-appenninico – segnano anche delle discontinuità di insediamenti: si ha un processo di scomparsa e abbandono di alcuni centri (dell’epoca precedente) a vantaggio di altri di nuova fondazione. Una piccola parte dei siti continuerà anche nelle epoche successive; allo stesso modo prosegue l’occupazione di alcuni siti in grotta. Una delle aree maggiormente segnate da questi “spostamenti” è quella dell’Etruria meridionale, dove gli abitati si posizionano internamente e in posizioni a scopo difensivo, sfruttando gli elementi naturali del paesaggio. Un’altra conseguenza di questa contrazione è la diminuzione dei siti sulla costa tirrenica meridionale e la “ristrutturazione” (o nuova creazione) di centri nella sua prossimità. Le strutture abitative sono di forme e dimensioni differenti. Alcuni esempi potrebbero essere fatti per la disposizione e la complessità: nel primo caso se a Punta Le Terrare troviamo delle capanne a pianta circolare, delimitate da muretti e pali, con pavimentazione in argilla, a Scalo di Furno le troviamo contigue le une alle altre; nel secondo caso, invece, mentre a Porto Perone le capanne hanno una pianta a ferro di cavallo, l’abitato di Scoglio del Tonno presenta edifici rettangolari e anche un altro absidato.
Presenza egeo-micenea. Nei livelli appenninici e subappenninici documentati dagli scavi di Roca Vecchia (Melendugno, Lecce) e Broglio di Trebisacce (Cosenza) emerge una presenza egea particolarmente consistente.
- A Roca Vecchia le ceramiche trovate sono infatti riconducibili al tipo egeo e minoico, in particolar modo frammenti di vasi per bere e recipienti per il trasporto di olio d’oliva
; vi è stato poi scoperto un sigillo di pietra rossa che, insieme a vari frammenti di avorio di ippopotamo lavorati in loco, ha portato a credere che la presenza egea fosse addirittura stabile.
- L’abitato di Broglio, nella piana di Sibari, deve la sua ascesa e importanza economica al sinecismo degli insediamenti che avviene nella regione e causa lo sviluppo di entità maggiori. Anche qui i resti delle ceramiche sono quasi del tutto di tipo miceneo (con vernice brillante o sfondo grigio), il che presuppone degli scambi commerciali e influenze culturali da parte egea (come il consumo di vino legato al banchetto).
Oltre alla ceramica, l’élite di Broglio aveva adottato anche il modello palaziale miceneo, ossia un sistema economico avente come punto centrale la redistribuzione delle risorse ai gruppi sociali da parte di un gruppo egemone (aristocrazia).
Attività primarie e artigianali. Grazie anche alle influenze egee, le regioni meridionali italiane adottano delle pratiche culturali differenti, come la coltivazione di nuove specie di cereali e l’aumento progressivo dell’olivo. Si attesta anche la coltivazione di frutti selvatici (ghiande, fico, noce) ed inizia ad affermarsi allo stesso tempo anche la viticoltura. L’allevamento continua ad essere prevalente rispetto alla caccia, incentrato su bovini e ovicaprini, mentre sono più rari maiali e cavalli.
La ceramica d’impasto del Bronzo recente è eseguita sempre a mano e cotta in focolari all’aperto; il sistema produttivo poteva essere sia familiare che comunitario. Il contatto con i Micenei porta alla graduale introduzione della produzione eseguita al tornio e dipinta. Solo in rari casi è attestata l’importazione di materiale di provenienza micenea, venendo utilizzata l’argilla del posto (che, precisiamo, non è la stessa utilizzata per la ceramica ad impasto). I contatti riescono a differenziare, anche all’interno di uno stesso centro, la produzione: non si escludono delle contaminazioni reciproche, ma allo stesso tempo l’attività dei ceramisti di matrice micenea non influenza in modo significativo la produzione locale.
Metallurgia. La produzione metallurgica non è quantitativamente rilevante. Come nel periodo precedente, gli oggetti metallici, soprattutto armi, appartengono alla categoria dei beni di prestigio. A partire dall’Età del Bronzo recente aumenta però il loro numero (sinonimo di benessere diffuso?): essi non si ritrovano solo nelle tombe o nei depositi votivi, ma anche negli abitati, dove insieme ad armi e ornamenti vi sono anche utensili e attrezzi come coltelli o scalpelli.
Riti funebri. La principale novità dell’Età del Bronzo finale è la comparsa dell’incinerazione, che costituisce al momento il 40% dei ritrovamenti (su un centinaio totale): la singola deposizione è costituita da un’urna globulare coperta da scodella carenata, accompagnata da qualche oggetto bronzeo che aiuta nella definizione del sesso (rasoio per uomini, fibule e/o bracciali per donne). L’aspetto cruciale dell’adozione dell’incinerazione è il fenomeno dell’esclusione delle armi – tipiche dei corredi antichi-medi – dal corredo, che persistono solo il rarissime eccezioni, nelle quali compaiono una spada volutamente deformata o spezzata. Appare certo che questa usanza sia frutto di influenze in campo ideologico.
Consideriamo ora, in maniera più chiara e netta di quanto è stato detto in precedenza, gli spostamenti umani e le interazioni tra gruppi. Gli spostamenti più abituali, che portarono inevitabilmente a contatti, erano quelli di tipo stagionale che andavano dalle pianure e dalle colline fino alle montagne specie per attività di transumanza. Le zone costiere sono invece frequentate sistematicamente da gruppi provenienti dall’Egeo, in particolar modo le isole, l’Italia meridionale e l’Adriatico settentrionale. Si è ipotizzato che questi ultimi spostamenti abbiano impiantato il sistema gentilizio-clientelare (ipotesi dubbia), mentre è molto probabile che invece, nell’arco di tre secoli, vi siano stati degli spostamenti di piccoli gruppi verso il mar Egeo.
VERSO L’ETA’ DEL FERRO…
Cosa cambia con l’avvento dell’Età del Ferro? Il primo elemento qualificante del Ferro è la diffusione dell’incinerazione. Le facies, invece, assumono caratteri sempre più marcatamente regionali e saranno alla base delle distinzioni culturali dei popoli italici, in primis quella protovillanoviana (da cui deriverà quella etrusca): per fare un’esempio, un elemento distintivo che ritroviamo negli Etruschi è l’urna cineraria biconica, con ansa spezzata…
La produzione metallurgica diventa di livello tecnico ed estetico molto elevato, la cui componente diventa insostituibile – specie nelle regioni centrali e meridionali, dove vengono scoperti giacimenti metalliferi in Calabria – per ogni tipo di attività agricola, artigianale, militare, ma anche per manifestazione di prestigio, abbigliamento e persino toeletta personale. Complice il miglioramento delle tecnologie e degli attrezzi, l’agricoltura diventa estensiva, mentre per l’allevamento le dimensioni dei bovini aumentano.
Sul piano urbano-insediativo, iniziano a formarsi in Etruria i centri villanoviani, dai quali emergono gerarchie territoriali su vasta scala e centralizzazione decisionale politica. La presenza greco-egea si avvia al declino (come la civiltà micenea, per cause ancora sconosciute), mentre emerge allo stesso tempo, ma con meno incidenza, quella levantina-orientale.