L’Inghilterra sotto i Normanni
L’incoronazione di Guglielmo il Conquistatore a Westminster il giorno di Natale del 1066 fu l’inizio di una nuova epoca per l’Inghilterra. Egli premiò i vincitori della battaglia di Hastings con la distribuzione di importanti feudi e al tempo stesso edificò castelli alla maniera normanna in punti strategici del regno. Tuttavia i nobili locali si divisero di fronte all’idea di avere come re il duca di Normandia. Alla fine, una grande maggioranza si sottomise a tal punto da tranquillizzare lo stesso Guglielmo, il quale poté fare ritorno nel continente, lasciando nel frattempo come responsabile del regno il suo siniscalco William Fitz Osbern, il quale mantenne la politica del suo signore indirizzata a costruire castelli in lungo e in largo nel Paese e a tormentare la classe cittadina, seguendo le modalità che avevano avuto successo nel ducato di Normandia.
Nell’inverno del 1069 gli abitanti di Northumbria si sollevarono contro il siniscalco e questo episodio fece tornare prontamente Guglielmo in Inghilterra, che rispose alla rivolta distruggendo tutta la contea: devastò in modo sistematico l’arcidiocesi di York, da mare a mare, trasformando in campo incolto quelle che fino ad allora erano state delle ricche terre coltivate. Con questa campagna dimostrò l’inutilità della resistenza all’occupazione normanna dell’isola. Poco tempo dopo, quasi tutti gli aristocratici al potere erano di origine normanna o francese e con il passare del tempo si affermò la teoria secondo sui Guglielmo era un prosecutore del regime del re Edoardo il Confessore.
I cambiamenti riguardarono l’ordine di tutte le cose. Quello principale fu il trasferimento della terra e del potere dalle mani dei lord inglesi a quelle dei Normanni con il sistema feudale, sul modello della Normandia. Il re Guglielmo, vero e proprio padrone della terra inglese, compresa quella della Chiesa, concesse in feudo molti territori in cambio dei consueti diritti e doveri; in particolare, tra i doveri figurava il servizio militare a cavallo in guerra, che gli fornì una forza di cavalleria corazzata da usare come guarnigione del Paese conquistato e, al tempo stesso, un esercito per le offensive contro i vicini e nemici. In fin dei conti, i cavalieri normanni erano feudatari diretti, obbligati dal diritto del servizio al re; ma i Sassoni potevano ottenere solamente un posto nei ranghi inferiori di questa gerarchia feudale, poiché la maggior parte di essi era assorbita dai coloni provenienti dal continente. Per consolidare la natura di questo regime, e dopo quasi vent’anni di governo, Guglielmo ordinò la compilazione, nell’anno 1086, di un catasto che stabilisse le imposte del territorio: il celebre Domesday Book.
Il catasto fu realizzato da delegati divisi per zone, che compilarono un elenco dei dati richiesti. Si fece inoltre un inventario dei vassalli e delle loro rispettive ricchezze. Tutti i grandi nobili furono chiamati a presentarsi a Salisbury nell’agosto del 1086 per giurare fedeltà al re di fronte a qualsiasi nemico. Questo giuramento fu l’ultimo atto pubblico di Guglielmo d’Inghilterra, poiché alcuni mesi dopo, il 7 settembre dell’anno 1087, morì per una ferita ricevuta nella guerra combattuta contro il re di Francia.
Gli succedette al trono il suo secondo figlio, Guglielmo Rufus “il Rosso”, che il re preferì al suo primogenito, il valoroso Roberto Courtheuse. Durante il suo regno (1087-1100), Rufus riuscì a inimicarsi praticamente tutti. Così, quando il 2 agosto 1100 morì raggiunto da una freccia che a quanto sembra scagliò un barone di rango inferiore di nome Walter Tirel, nessuno si preoccupò di approfondire quanto era accaduto. Approfittando del fatto che il duca Roberto era in crociata, Enrico, figlio minore di Guglielmo, cavalcò fino a Winchester, si impadronì del tesoro reale e si alleò con i grandi baroni lì riuniti. Il risultato fu la sua incoronazione a Westminster due giorni più tardi, nello stesso anno 1100. Da quel momento e fino alla fine del suo regno, nel 1135, si mostrò favorevole a una limitazione dei poteri della corono e allo sviluppo di regolari pratiche di governo al posto del dispotismo arbitrario del padre.
Enrico riuscì ad avvicinare conquistatori e conquistati, anche se mantenne il francese normanno come lingua dell’aristocrazia e il latino come lingua dell’amministrazione, utilizzata per la redazione dei documenti. Ricevette l’appellativo di Beauclerk per la sua propensione al protocollo e alla cultura letteraria e artistica; tuttavia, questo non gli impedì di essere un eccellente amministratore del suo regno.
Una delle sue entrate principali era costituita dai borghi, che erano più di un centinaio, disseminati in tutto il Paese. Nel complesso, la corona riceveva da essi una rendita pari a 2.400 libbre l’anno; per questo molti abitanti di questi luoghi, i borghesi, poterono costituirsi e associarsi nelle corporazioni di commercianti o società volontarie per la regolazione del commercio. Nel caso di Londra, che costituiva il maggior borgo del regno, Enrico decise che i Londinesi pagassero direttamente le rendite alla corona.
Il maggior inconveniente del suo regno fu la morte del figlio primogenito Guglielmo, sposato con la figlia di Folco V d’Angiò, un matrimonio attraverso il quale egli non solo sperava di impadronirsi del Maine ma, con il tempo, anche della stessa contea d’Angiò. Il naufragio della Blanche-Nef, che mise fine alla vita del figlio, cambiò i suoi progetti. Per questo favorì la successione di suo figlia Matilde, vedova dell’imperatore Enrico V di Germania, che fece sposare con il figlio ed erede di Folco V d’Angiò, Goffredo il Bello, chiamato Plantageneto, poiché sull’elmo portava un ramo di ginestra (planta genista).
IL DOMESDAY BOOK E LA TASSAZIONE DEL PATRIMONIO
Il libro risultante dal grande censimento realizzato in buona parte dell’Inghilterra e del Galles da Guglielmo il Conquistatore fu un registro patrimoniale della ricchezza del regno. Si iniziò nel 1085, quando il re inviò i suoi finanzieri a percorrere il territorio nazionale e a registrare i nomi degli abitanti, le loro proprietà, i loro beni e il loro bestiamo.
I funzionari che compilarono il registro svolsero la funzione di tassatori patrimoniali definitivi, poiché le valutazioni stabilite nel libro servirono come base per l’imposizione dei tributi fiscali, che erano inappellabili. Da qui il nome del libro, Domesday, che significa “giorno del Giudizio Finale”. In realtà, il Domesday Book è costituito da due libri indipendenti: il Little Domesday, con le informazioni di Norfolk, Suffolk ed Essex e il Great Domesday, che conteneva i registri del resto dell’Inghilterra, a eccezione dei territori settentrionali di Durham, Cumberland, Westmorland e Northumberland, all’epoca al di fuori della sovranità di Guglielmo. In entrambi i libri, l’inventario venne fatto per feudi e non secondo la geografia o i toponimi. Invece delle centurie, dei municipi o dei distretti romani, i territori vennero disegnati per baronie o in base ai nomi di coloro che ricevettero le terre della corona. Oltre alle proprietà rurali, che furono la maggior parte di quelle registrate, il Domesday raccoglieva rapporti di grande interesse su numerose città, a causa degli oneri imposti dal fisco del regno. Siccome per buona parte le imposte che riscuoteva la corona inglese erano in natura, si registrò un gran numero di dati sulle attività dei contribuenti censiti.
LOTTE DINASTICHE E PROBLEMI DI SUCCESSIONE IN INGHILTERRA
Enrico I riuscì a controllare i baroni normanni riformando la giustizia e l’amministrazione del regno. Dopo la morte del suo erede Guglielmo in un naufragio, ottenne dai suoi baroni la promessa di fedeltà alla figlia Matilde, che designò come suo successore al torno. Tuttavia, quando Enrico morì nel 1135, l’Inghilterra sprofondò nel caos.
I baroni avevano più di un motivo per non accettare Matilde come sovrana. Da una parte, l’Inghilterra non era mai stata retta da una donna e, dall’altra, Matilde, rimasta vedova dell’imperatore romano germanico Enrico V, si era sposata a Goffredo d’Angiò e i baroni normanni odiavano i loro vicini D’Angiò. Per questo motivo decisero di mettere sul trono il nipote del re, Stefano di Blois. Matilde sbarcò nel Sussex con un esercito sufficientemente forte da sostenere una lunga guerra civile. Alla fine della contesa, Stefano riuscì ad avere la meglio e Matilde tornò in Normandia, dove la morte di Goffredo la rese reggente in nome del figlio Enrico II.