Egittologia

Il tempio della regina Hatshepsut a Deir El-Bahari

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Hatshepsut (nsw bjty, Maatkara, Giusta è l’anima di Ra) è stata il quinto faraone della 18esima dinastia, figlia di Thutmosis I e della sua Grande Sposa Reale Ahmosi. Nominata in un primo momento correggente del figliastro, Hatshepsut aspirava in realtà ad ottenere la carica di sovrana d’Egitto e per legittimare la sua ascensione al trono, ella intrapresa una campagna propagandistica senza precedenti nella storia dell’Antico Egitto. Le raffigurazioni parietali del suo tempio funerario ci narrano della nascita divina della Regina: ella intendeva dimostrare non solo la paternità terrena di Thutmosis I, ma anche, e soprattutto, quella divina di Amon-Ra. Il regno di Hatshepsut fu foriero di importanti avvenimenti. Nell’anno 8 del suo regno la Regina organizzò una spedizione marittima presso Punt, al fine di reperire beni di lusso somali, tra cui mirra ed alberi d’incenso che vennero piantati nel cortile del suo tempio funerario. Ricostruì numerosi monumenti distrutti dalla furia degli Hyksos, ma nonostante ciò, dopo la sua morte, il suo successore Thutmosis III decise di procedere alla damnatio memoriae, cancellandone per sempre il ricordo.

Il più importante monumento appartenente a questa sovrana è sito nella moderna Deir el-Bahari, collocato sullo sfondo di una collina rocciosa solcata dalle acque e battuta dai venti caldi per milioni di anni. Il progetto del santuario rispecchia molto quello del tempio di Nebhepetra Mentuhotep II della XI dinastia, sito a pochi metri a sud. Tuttavia la Casa di Milioni di Anni della Regina non è una fedele riproduzione di quella del suo storico predecessore. L’architetto di Hatshepust, Senenmut, trasse senza dubbio ispirazione dal tempio di Mentuhotep II, ma decise di spingersi ben oltre: creò una vera e propria opera d’arte, intuendo che soltanto lunghe linee orizzontali potevano conferire tanta grandezza e tanta maestosità alle sovrastanti linee verticali dello sfondo. Ma la più grande innovazione risiede nel fatto che nel tempio fu accordata una posizione preminente al dio Amon e per questo esso fu eretto in perfetto allineamento assiale con il tempio di Amon a Karnak. Infatti, se si prolunga l’asse principale del tempio di Hatshepsut per 5 km ad est, verso Karnak, lo scarto con l’asse del tempio di Amon-Ra è inferiore ai 100 m!

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Gli Egizi chiamavano il tempio “Djser-Djeseru” lett. “Il Santo fra i Santi”. Una via processionale, collegava la costruzione ad un canale scavato nella roccia al margine delle coltivazioni. Il tempio a valle del complesso non fu mai ultimato, diversamente della suddetta via processionale, larga 13 m e lunga 400m, bordata da statue e sfingi, che probabilmente si ergevano molto vicine le une alle altre, come quelle che conducono al tempio di Luxor. Non si trattava di statue di poco conto: le sfingi di granito rosso, ognuna del peso di 7,5 t, superavano i 3 m di lunghezza. Pertanto, il programma scultoreo di Hatshepsut stabilì un primato di dimensioni e quantità mai eguagliato fino al regno di Amnehotep III. Le statue della Regina in veste osiriaca, per esempio, si ergevano a entrambe le estremità della terrazza superiore ed inferiore, davanti a ciascuno dei 24 pilastri della terrazza superiore, in ognuna delle 10 nicchie del cortile superiore e ai 4 angoli del sacrario superiore.  In vari punti dell’area del tempio si riscontrano piccole cavità per la sistemazione degli alberi, nelle quali le radici originali sono tutt’ora visibili. E’ proprio grazie a cavità analoghe che ne bordavano le rive, che in prossimità della base della prima rampa, si è potuta individuare la presenza di due piccoli bacini a “T”, che un tempo contenevano tamerici, sicomori e persee, così come rare essenza importate dal paese di Punt.


LE RAFFIGURAZIONI PARIETALI

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PORTICATO INFERIORE-ALA SUD: IL TRASPORTO DEGLI OBELISCHI NEL TEMPIO DI KARNAK

Questi affascinanti rilievi (a sinistra della rampa), purtroppo in condizioni di degrado, narrano come gli architetti e gli ingegneri di Hatshepsut trasportarono a Tebe due immensi obelischi dalle cave di Assuan. L’estrazione, il trasporto e l’innalzamento degli enormi monoliti furono momenti cruciali: pesavano 186 t. ciascuno. Gli obelischi sono raffigurati all’estremità sinistra della parete di fondo del porticato, adagiati sommità contro sommità su un’enorme imbarcazione. L’imbarcazione era in legno di sicomoro, impermeabile per l’acqua, ma difficile da lavorare, scarsamente reperibile in tagli di grandi dimensioni e molto pesante. L’enorme imbarcazione fu rimorchiata da Assuan a Tebe da 30 barche più piccole, ciascuna manovrata da 32 rematori. Una volta portati a terra gli obelischi furono trainati nella piana alluvionale fino al tempio di Amon. Il testo che correda la raffigurazione descrive i molti ostacoli che gli ingegneri di Hatshepsut dovettero superare e rivela che solo in virtù del grande amore della Regina per il suo divino padre Amon, che l’avventura fu possibile.

PORTICATO INFERIORE-ALA SUD: SCENE DI UCCELLAGIONE

La parete è seriamente deteriorata, ma reca ancora all’estremità destra una meravigliosa scena di uccellagione. Si tratta di un episodio mitologico che vede divinità impegnate a tirare una rete traboccante di volatili nel Delta del Nilo. Sulla stessa parete, la Regina è rappresentata nell’aspetto di una sfinge (in ottimo stato di conservazione) che calpesta i nemici dell’Egitto. La rampa che conduce alla terrazza intermedia è provvista di una balaustra ornata, nella parte iniziale, con figure leonine personificanti l’orizzonte  e destinate a proteggere i livelli superiori del tempio dal caos e dall’instabilità del mondo.


PORTICATO INTERMEDIO-ALA NORD: LA NASCITA DELLA REGINA

Dietro due ordini di 11 pilastri, le figurazioni parietali illustrano la nascita divina di Hatshepsut. L’importanza di queste raffigurazioni risiede nel fatto che erano destinate a favorire una prova teologica della legittimità di Hatshepsut: proclamano che Amon era suo padre divino e Thutmosis I il padre terreno. La madre di Hatshepsut, Ahmosi, compare in due scene. Nella prima è seduta e riceve da Amon-Ra un simbolo Ankh, geroglifico che indica la vita. Si tratta di un espediente figurativo che ha lo scopo di rivelare in modo discreto che il Dio l’aveva resa gravida. Nella seconda scena Ahmosi è ritratta davanti alla dea dalla tesa di rana, Hepet, e al dio dalla testa di ariete, Khnum, entrambi connessi alla nascita. La Regina, in evidente stato di gravidanza, viene condotta dagli dei nella camera della nascita dove darà alla luce Hatshepsut. Amon-Ra accanto a lei dichiara di essere il padre. Il testo descrive la personalità e l’educazione della giovane Hatshepsut. La scena che celebra la sua incoronazione compare sulla parete superiore e la ritrae, durante le cerimonie di purificazione, al cospetto del padre Thutmosis I e degli dei Amon-Ra e Ra-Horakhty (lett. Ra dei due orizzonti).


PORTICATO INTERMEDIO-ESTREMITA’ NORD: LA CAPPELLA DI ANUBI

11256476_10205679344776457_370433868_nUn piccolo vestibolo, a destra del ciclo della nascita, contiene alcuni rilievi dipinti meglio conservati. Le immagini di Hatshepsut sono state mutilate, ma le raffigurazioni di Thutmosis III, di Anubi e soprattutto dei cumuli di offerte alimentari, ammonticchiate davanti al dio, sono fresche e brillanti come il giorno della loro esecuzione. Sulla parete sinistra, Hatshepsut è ritratta in compagnia di varie divinità all’interno di una piccola nicchia: a sinistra è con Anubi, a destra con Nekhbet (la dea avvoltoio, signora delle terre del sud) e Ra-Horakhty. Al di sopra della porta, la sovrana offre acqua ad Osiride. Sulla parete destra si apre un’altra nicchia con scene di Thutmosis III offerente vino a Sokar (il dio mummia con la testa di falco, connesso al culto funerario della necropoli menfita) e, a destra, della regina e Anubi davanti a una divinità a testa di canide. In fondo al vestibolo si snodano tre piccole camere. La terrazza è delimitata sul lato destro da un porticato sorretto da 15 colonne poligonali a 16 scanalatura, destinato inizialmente ad ospitare in 4 nicchie le statue di varie divinità.


PORTICATO INTERMEDIO-ALA SUD: I RILIEVI DI PUNT

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I rilievi di Punt si possono suddividere in più sezioni, ognuna delle quali illustra un momento della spedizione. I registri inferiori dell’estremità sinistra della parete mostrano il paesaggio e l’accoglienza che le autorità locali 11225936_10205679342616403_26232666_nriservarono agli Egizi. Le abitazioni sono capanne di paglia simili ad arnie, costruite su palafitte. Nelle vicinanze pascolano bovini e uccelli volano tra gli alberi. Tra i dignitari di Punt è raffigurato il loro capo Parehu, ritratto accanto alla moglie Ity, nota come la Regina di Punt. L’epiteto “L’asino che trasportò sula moglie”, utilizzato per descrivere la donna, è alquanto singolare e non sappiamo se venne utilizzato per una menzione d’onore o, più semplicemente, per deridere la corporatura delle Regina. I registri superiori  presentano i marinai egizi intenti a caricare sulle navi incenso e altre materie prime.


TERRAZZA INTERMEDIA-ESTREMITA’ SUD: LA CAPPELLA DI HATHOR

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A sinistra del portico di Punt si trova una cappella di Hathor, verosimilmente la principale dea venerata a Deir el-Bahari. La struttura comportava due ipostile, la prima con otto pilastri e otto colonne poligonali a sedici scanalature, la seconda con sedici colonne poligonali a sedici scanalature. Ognuna è coronata da un capitello hathorico, riproducente la testa della dea, con volto umano e orecchie bovine, sormontata da un sistro. Sulla parete di fondo, Hathor compare come giovenca intenta a leccare la mano della Regina. Il testo riferisce: “Baciare la mano, leccare la carne divina; dotare il Re di vita e purezza”. Vicino, un’altra figura della Regina impugna un remo e una squadra da carpentiere.  Hatshepsut è inginocchiata, intenta a nutrirsi dalla mammella della dea, mentre ella si inorgoglisce: “Ho nutrito la tua maestà con il mio latte. Ti ho riempita con la mia intelligenza, con la mia acqua di vita e di gioia. Sono tua madre, che ha plasmato le tue membra e creato la tua bellezza”.

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TERRAZZA SUPERIORE

Sotto l’aspetto architettonico è la parte più spettacolare del tempio della Regina. Ventiquattro colossi della Regina in veste osiriaca, originariamente dipinti con magnifici colori, sono addossati ai pilastri posti ai lati di un portale monumentale alla sommità della rampa. Sulla parete di fondo, a destra, è raffigurata l’incoronazione della Regina, scortata dagli dei e il capo cinto dalle corone del Basso e dell’Alto Egitto. Il portale assiale conduce a un grande cortile ipostilo. Settantadue colonne poligonali a tredici scanalature, disposte su due ordini, ne delimitano i quattro lati. Statue della Regina inginocchiata fiancheggiavano in origine il cammino assiale del cortile. Le decorazioni parietali raffigurano celebrazioni religiose, come la Bella Festa della Valle e la festa di Opet. Sul lato destro del cortile una serie di camere era consacrata al culto solare di Ra-Horakhty e ad Anubi, mentre sul lato sinistro un secondo insieme di vani era dedicato al culto regale. Nell’angolo nord-ovest è collocata una piccola cappella dedicata ad Amon.

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Simone Riemma

Studente del corso in Civiltà Antiche ed Archeologia: Occidente dell'Università degli Studi di Napoli - Orientale. Sono CEO e founder dei siti: - www.storiaromanaebizantina.it assieme al mio collega dott. Antonio Palo (laurea in archeologia) - www.rekishimonogatari.it assieme alla dott.ssa Maria Rosaria Formisano (laurea magistrale in lingua e letteratura giapponese e coreana) nonché compagna di vita.Gestisco i seguenti siti: - www.ganapoletano.it per conto dell'Associazione culturale no-profit GRUPPO ARCHEOLOGICO NAPOLETANOLe mie passioni: Storia ed Archeologia, Anime e Manga.

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