‘III Idus Iunias’ [11 Giugno]: il “Dies Pannoniæ” tra dediche e culto imperiale
L’11 giugno potrebbe essere definito il giorno della “festa nazionale” per la provincia romana di Pannonia di età tetrarchica: a partire da questa epoca storica sui monumenti è riportata con frequenza la stessa data, in corrispondenza della celebrazioni del culto imperiale che ricorrevano nello stesso giorno. Non vi sono sufficienti elementi per affermare che vi sia un legame con il calendario religioso romano, che lo stesso giorno celebrava le Matralia. La ricorrenza dell’11 giugno in Pannonia potrebbe essere anche anteriore all’età tetrarchica, anche se si conserva in tal proposito un solo ritrovamento di una certa importanza. Notevolissime sono cinque dediche poste in occasione del «miracolo della pioggia», che fu decisivo nella guerra marcomannica di Marco Aurelio e che è raffigurato anche nella Colonna Antonina: i testi delle dediche stesse forniscono, fra l’altro, la data esatta dell’evento: 11 giugno del 172.
«[A Marco Aurelio] capitò anche una grande guerra contro la popolazione chiamata dei Quadi e gli capitò la fortuna di vincerli inaspettatamente, o piuttosto la vittoria gli fu donata dal cielo. Infatti, mentre i Romani erano in pericolo durante la battaglia, il potere divino li salvò in modo del tutto inaspettato. I Quadi li avevano circondati in un luogo favorevole per loro e i Romani combattevano animosamente con gli scudi legati l’uno all’altro; allora i barbari sospesero la battaglia, pensando di prenderli facilmente per il caldo e la sete. Quindi, avendo chiuso i passaggi tutto intorno, li circondarono in modo che non potessero prendere acqua da nessuna parte; i barbari infatti erano molto superiori di numero. I Romani dunque erano in una situazione disastrosa per il caldo e le ferite, per il sole e la sete e così non potevano né combattere né ritirarsi, ma stavano schierati e ai loro posti, bruciati dal sole, quando improvvisamente si raccolsero molte nuvole e cadde una pioggia abbondante non senza interposizione divina. E vi è infatti una storia secondo la quale un certo Arnufis, un mago egiziano che accompagnava Marco Aurelio, avrebbe invocato alcuni demoni e in particolare Ermes, dio dell’aria, con degli incantesimi e in questo modo avrebbe attirato la pioggia.» Cassio Dione, Storia romana LXXII, 8-9
Queste dediche erano state poste a Carnuntum (odierna località Pfaffenberg, comune di Petronell-Carnuntum, Austria), capoluogo della provincia pannonica e sede della flotta romana sul Danubio, il cui santuario ha restituito molti reperti relativi a Giove e a vari imperatori romani: una colonna con Giove e gigante anguipede, una statua seduta di Adriano, una statua onoraria di Marco Aurelio, una statua di culto di Giove Ottimo Massimo. Un altro importante centro pannonico, legato sempre a questa data, è Aquincum (antica Budapest), in cui l’11 giugno, tra il 182 e il 286 d.C., furono dedicati ben 11 monumenti a Giove Teutano (assimilazione locale, Teutano, del culto di Giove Ottimo Massimo).
Cosa ricorreva esattamente? Se in questo giorno in Pannonia venivano celebrati dei sacrifici in onore di Giove, è chiaro che questa data fosse associata irrimediabilmente alla stessa divinità. Volendo fare paragoni con ricorrenze simili – ma in date differenti – in altre province, l’11 giugno sarebbe la data dell’introduzione del culto di Giove nella provincia, ossia il dies natalis del primo Capitolium della Pannonia. Inoltre, non a caso, l’11 giugno coincideva secondo il calendario orientale proprio con il dies Iovis.
Il culto di Giove è molto legato a quello imperiale nel suddetto contesto, al di là della data con cui non sempre trova relazione. Nel contesto pannonico, nelle iscrizioni di Carnuntum, ritroviamo la figura di Giove associata all’epiteto “K” (Karnuntinus, Carnuntino?), ma solo a partire dall’età di Diocleziano. La ripresa del culto di Giove e del culto imperiale – festeggiati l’11 giugno – in questo periodo in Pannonia è da considerare quindi in base a due elementi: il primo, ideologico, relativo alla crescente importanza data a Giove dalla propaganda imperiale; il secondo, politico, dato dall’importanza della provincia pannonica, che allo stesso tempo era baluardo del limes danubiano, che aveva dato all’Impero non solo imperatori che sapessero guidarlo, ma anche validi soldati che sapessero difenderlo.
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