Egittologia

Gli scriba: una potente casta di funzionari

Scriba seduto. Pezzo risalente alla dinastia IV o V (Museo del Louvre, Parigi). Scolpita in pietra calcarea e poi policromata, questa figura è un simbolo dell’arte egizia dell’Antico Regno e fornisce un’immagine molto precisa di questi funzionari dell’amministrazione.

In una delle opere letterarie più popolari dell’Antico Egitto, chiamata la Satira dei mestieri, c’è un lavoro che si distingue dagli altri: lo scriba. Infatti, chi conosceva i segreti della scritta era molto benvoluto nella società egizia, in particolare se entrava a far parte dell’amministrazione dello Stato. Per diventare scriba era necessario accedere alla scuola del tempio o Casa della Vita, dove ai piccoli apprendisti veniva insegnato a leggere e scrivere sia in geroglifico che in ieratico, una versione in corsivo del geroglifico. La carica di scriba era aperta a chiunque, qualunque fosse l’estrazione sociale. Alcuni degli scriba arrivarono a ricoprire cariche molto alte nell’amministrazione faraonica.

  • STRUMENTI: Per esercitare la sua professione, lo scriba aveva bisogno di diversi utensili, quali un calamo (un pezzo di canna con la punta smussata) e una tavolozza di rosso e nero.
  • POSTURA: Nell’Antico Regno si iniziarono a scolpire immagini di scriba seduti con le gambe incrociate. Questa posizione venne attribuita a personaggi di buona posizione sociale.
  • SUPPORTO: Gli scriba solitamente utilizzavano diversi supporti per i documenti. Il principale era il papiro, la cui fornitura era controllata dallo stesso faraone.
Gli strumenti dello scriba

IL PAPIRO, UN DONO DEL NILO

I supporti utilizzati per la scrittura nell’Antico Egitto erano diversi, dalla pietra per le costruzioni monumentali fino a tavolette di legno ricoperte di stucco o frammenti di ceramica. Ma il più noto fu il papiro, un supporto molto caro che era monopolio reale. Per la sua produzione si utilizzata il gambo della pianta del papiro (Cyperus papyrus), che cresceva in abbondanza sulle rive del Nilo. Il gambo veniva tagliato in strisce sottili e posto a strati alternati orizzontali e verticali. Il succo della pianta faceva da collante, e una volta pressati fogli si procedeva a farli staccare. Il materiale ottenuto era come un foglio di carta, che poteva essere scritto su entrambi i lati e si archiviava facilmente. A causa della sua costosa produzione, il papiro veniva riservato ai documenti amministrativi, alla corrispondenza diplomatica, e sopratutto all’ambito funerario. Uno dei libri che il defunto portava nell’Aldilà era il papiro del Libro dei morti.

Un libro dei morti dello scriba Nebqed, del 1300 a.C.

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Simone Riemma

Studente del corso in Civiltà Antiche ed Archeologia: Occidente dell'Università degli Studi di Napoli - Orientale. Sono CEO e founder dei siti: - www.storiaromanaebizantina.it assieme al mio collega dott. Antonio Palo (laurea in archeologia) - www.rekishimonogatari.it assieme alla dott.ssa Maria Rosaria Formisano (laurea magistrale in lingua e letteratura giapponese e coreana) nonché compagna di vita. Gestisco i seguenti siti: - www.ganapoletano.it per conto dell'Associazione culturale no-profit GRUPPO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO Le mie passioni: Storia ed Archeologia, Anime e Manga.

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