Gli Etruschi in Campania [2] / Dall’Età arcaica al IV secolo a.C.
Continuazione de: Gli Etruschi in Campania [1] / Dall’Età del Ferro al periodo Orientalizzante.
Nel corso del periodo arcaico la Campania è oggetto di una nuova “etruschizzazione”, ossia quel processo di omologazione culturale che porta all’elaborazione – nel segno dell’apporto etrusco – di un patrimonio culturale comune. Si rafforzano inoltre le relazioni tra le aristocrazie etrusche, greche e autoctone, il che porta al formarsi al di là delle differenze etniche di un’identità propriamente campana. L’influenza etrusca tocca molti aspetti: l’aggregazione degli insediamenti e l’elaborazione di un sistema misto di tecniche edilizie, la produzione ceramica con la diffusione del bucchero, la diffusione della scrittura etrusca anche nelle aree sottoposte ad una maggiore influenza indigena. Vediamo in maggior dettaglio questi aspetti.
- Lo sviluppo urbano. L’inarrestabile aggregazione urbana fa della Campania un paesaggio di città, i cui spazi funzionali saranno sempre più articolati e rimarranno tali fino all’avvento dei Romani. L’urbanistica delle città si rifà ad un tracciato regolare di strade che separa abitazioni, aree pubbliche e aree artigianali, ognuna di esse posta in determinati isolati. I nuovi insediamenti toccano aree poco toccate dalla precedente urbanizzazione avente come centro Capua e Pontecagnano. La nuova rete comprende ora anche la penisola sorrentina (Vico Equense, Sorrento Stabia), l’agro nolano e l’agro nocerino-sarnese (Nocera, Pompei). Le stesse Capua e Pontecagnano vengono poi affiancate da altre città, nel primo caso da Suessula e Calatia, nel secondo da Marcina (attuale Fratte di Salerno). Anche i Greci fonderanno nuovi centri, Poseidonia e Vetulia, nella parte meridionale.
- Il bucchero. La ceramica a pasta nera da mensa, caratteristica etrusca, compare in Campania dalla seconda metà del VII secolo. Per mezzo secolo si tratta di ceramica importata direttamente dall’Etruria; già dal VI però vi sono artigiani di provenienza etrusca sul territorio campano, da qui l’avvio di una produzione locale.
- Tecniche edilizie. Il filone architettonico principale della Campania arcaica è quello dell’asse Capua-Cuma. Queste due città vengono interessate dalla realizzazione di opere pubbliche come mura, acquedotti e santuari. Le strutture templari si caratterizzano sia per gli elementi misti (strutture tuscaniche, area elevata in mattoni, colonne, sostegni lignei) che per elementi distintivi (antefisse a testa femminile con varianti).
Pontecagnano e Fratte. Pontecagnano mantiene intatta la sua leadership in Campania meridionale e nell’Agro Picentino, fino al fiume Sele. La città tuttavia intraprende dei processi di innovazione organizzativa: la necropoli viene suddivisa in lotti, l’abitato viene dotato di settori artigianali e ai limiti N-S dell’insediamento vengono edificati due santuari extra-urbani. Dalle necropoli inoltre emerge la presenza di nuovi gruppi elitari, di svariate monumentalizzazioni (altari, sacelli, offertori), e di spazi distinti (processo analogo all’area abitativa) per culto dei defunti, divinità e sepolture di non-adulti. L’espansione degli orizzonti commerciali nel VI secolo a.C. è testimoniata da importazioni corinzie e di materiali lussuosi, e anche dall’artigianato locale che diviene portatore dei filoni artistici dell’Etruria (da Vulci e Caere). Dalla metà del VI secolo inizia a farsi sentire l’influenza della vicina città greca di Poseidonia: l’asse del commercio si sposta gradualmente verso Fratte e Poseidonia, costringendo Pontecagnano a incentrare la sua economia sulle attività agricole. Sulla fine del VI vi è poi l’introduzione di leggi contro il lusso che spostano l’interesse e l’investimento dei beni in altri campi non-privati, ad esempio verso l’ambito sacro-religioso. L’area sacra diviene il centro degli interventi edilizi (i maggiori resti risalgono al IV secolo): un primo santuario viene dotato di una struttura porticata, un secondo (dedicato ad una divinità ctonia affine e Cerere/Demetra) viene decorato con antefisse disposte intorno ad un recinto perimetrale. Non mancano offerte di VI secolo che testimoniano di culti legati alla terra e alla sua fertilità.
La fondazione di Fratte è da intendersi come frutto di uno spostamento di membri aristocratici legati a Tarquinia e Vulci al fine di spostare più al nord il baricentro commerciale etrusco in Campania, per contrastare Poseidonia. Un altro elemento di fondazione aristocratica sta anche nel nome con cui la si identifica, Marcina, derivante da un gentilizio. Fratte si trova in una posizione strategica derivante dalla vicina confluenza del fiume Irno e dalla vicinanza al mare e alla penisola sorrentina, importante scalo per la rotta verso Cuma. Sin dalla creazione emerge il chiaro intento di una città pianificata: gli edifici sono dotati di tegole e alla fine del secolo si hanno luoghi pubblici monumentali. La città possiede un sistema di fortificazioni ad agger, un impianto di distribuzione delle acque e addirittura un sistema fognario.
Valle del Sarno e Pompei. vd. La città di Pompei (pt. 1): Origini e Età Arcaica
Capua. Definita come “metropolis” dalle fonti antiche, la città di Capua nel corso di tutta la dominazione etrusca è il centro egemone della Campania. Recenti ritrovamenti in zona Siepone hanno messo in luce un abitato (pre-romano) con assi viari non ortogonali, contraddistinto da fondamenta in tufo e strutture in mattoni crudi. Da Capua proviene anche uno dei testi che hanno consentito la comprensione dei culti etruschi (dell’Etruria): la Tabula Capuana, scritta in direzione bustrofedica e in alfabeto capuano (simile a quello di Veio), nella quale sono riportati vari culti con relative prescrizioni e luoghi di culto. Emergono da questo documento epigrafico due località, l’attuale località Patturelli e Hamae, che svolgeranno un ruolo di santuari di culti popolari: il primo durerà fino al II secolo a.C. (ben oltre gli Etruschi), il secondo diverrà il santuario federale dei Campani, dopo la loro conquista nel 421 a.C.
Come già detto, l’asse principale della Campania etrusca era Capua-Cuma. Nel VI secolo la vicina Cuma è impegnata contro una coalizione etrusco-adriatica, umbra e dauna (524 a.C., prima battaglia di Cuma) e in “politica estera” contro il re etrusco Porsenna e suo figlio Arrunte (504 a.C., battaglia di Ariccia). Entrambe le vittorie cumane, che portarono alla ribalta il tiranno Aristodemo di Cuma, segnarono l’inizio di una nuova epoca di sviluppo per l’area capuana. Le élite delle due città si assimilano tra di loro, avendo obbiettivi comuni, e intraprendono un comune programma commerciale e culturale. La produzione artigianale si concentra su dinoi bronzei che raffigura scene connesse all’ideologia aristocratica del tempo e ad una politica che tende ad evidenziare le origine elleniche (anche per l’etrusca Capua).
Etnogenesi dei Campani. Il sistema di equilibrio politico-culturale etrusco dura fino al V secolo a.C, quando l’influenza etrusca viene meno e nuove realtà si affacciano nel mondo italico. Parte delle cause che portarono al disgregarsi di realtà aristocratiche relazionate tra loro è da ricercare anche negli eventi tardo-arcaici. Uno su tutti, le tensioni sociali venutesi a creare con Aristodemo. Nel corso della sua tirannia, un numero sempre maggiore di popolazioni osche dell’interno emigra verso l’agro campano (Nola e Nocera vengono “rifondate” con nomi oschi) e allo stesso tempo la presenza greca sulla costa si rafforza con la fondazione di Neapolis alla fine del VI secolo. Questi due eventi segnano la fine di un’epoca, sancita di fatto dalla sconfitta etrusca nella seconda battaglia di Cuma (474 a.C.) Cuma cede il posto a Neapolis, Capua alla nuova Volturnum (Volturno). Neapolis inoltre fa esaurire il ruolo di Pompei e quello già precario di Pontecagnano; a questo si accompagnano episodi di problemi sociali venutisi a creare all’interno degli stessi organismi cittadini, dove le oligarchie chiuse non riescono a far fronte alle incessanti pressioni campano-sannite. A loro volta i Campani e i Sanniti faranno da nuove forze accentratrici di quelli che erano i territori precedentemente greco-etruschi: i primi avranno il controllo della pianura campana e del circostante Golfo di Napoli, i secondi quello dell’area caudino-irpina e della Campania meridionale. Stando alle fonti, la genesi del popolo campano si ha nel 438 a.C. a seguito di giuramento tra aristocrazie indigene ed eserciti: la nuova confederazione di popoli nel giro di due anni (423-421) conquisterà Capua e Cuma, segnando una nuova fase della storia della regione.