Gaio Sallustio Crispo: opere e pensiero storiografico (in sintesi)
Sintesi biografica. 86 a.C.: GAIO SALLUSTIO CRISPO nasce ad Amiterno (Sabinia) da famiglia ricca ma plebea. Trasferitosi a Roma, intraprende la carriera politica schierandosi con i populares. 52 a.C.: è eletto tribuno della plebe. 50 a.C.: è accusato di indegnità ed espulso dal Senato (in cui sarà successivamente riammesso grazie all’intervento di Cesare). 48 a.C.: riprende il cursus honorum come questore. 45 a.C.: Cesare gli affida l’amministrazione della provincia dell’Africa nova (Numidia). Viene accusato di numerosi illeciti e di essersi arricchito illegalmente nell’esercizio della sua carica; per questo motivo in seguito alla morte di Cesare si ritira a vita privata. 34 a.C.: muore.
Opere. Il De coniuratione Catilinae descrive gli antefatti, lo svolgimento e la repressione della congiura ordita da Lucio Sergio Catilina e divampata nel 63 a.C.; è probabile che sia stata composta negli anni immediatamente successivi alla morte di Cesare. Il Bellum Iugurthinum racconta invece della guerra combattuta contro Giugurta, erede al trono di Numidia, dal 111 al 105 a.C.; fu probabilmente composto fra il 41 a.C. e il 39 a.C.. La composizione delle Historiae iniziò nel 39 a.C. e fu interrotta dalla morte dell’autore: l’opera avrebbe dovuto narrare i fatti intercorsi tra la morte di Silla (78 a.C.) e la fine della guerra di Pompeo contro i pirati (67 a.C.). Ne restano solo frammenti.
La storiografia sallustiana. La storiografia sallustiana ha una forte impostazione morale e psicologica: l’esame e la descrizione dei fatti (in genere puntuali e dettagliati) si accompagnano a uno scavo approfondito delle motivazioni umane e personali che hanno prodotto gli avvenimenti o indotto a compiere determinate azioni. La scelta della monografia storica, relativa ad un avvenimento limitato e concluso, risponde, quindi, all’esigenza di circoscrivere l’analisi storica, per garantire un inquadramento migliore e più approfondito dell’evento, in tutta la sua complessità.
Alla base delle opere sallustiane sta la fondamentale constatazione della crisi della società romana e delle istituzioni repubblicane; la corruzione e l’avidità della classe senatoria costituiscono il motivo principale di questa crisi, che dapprima nella gestione della guerra contro Giugurta e poi nel complotto eversivo di Catilina ha avuto le sue massime espressioni. Nella guerra giugurtina, in particolare, la nobilitas ha mostrato appieno la propria incapacità politica e il miope tentativo di preservare unicamente i privilegi acquisiti; la congiura di Catilina, invece, ha costituito l’elemento catalizzatore dello scontento popolare prodotto da una situazione socio-politica ormai insostenibile.
Sallustio non mostra, comunque, simpatia per le soluzioni estremistiche ed eversive e rivela apprezzamento per le soluzioni politiche improntate a un sostanziale moderatismo, che si collochi a metà tra il conservatorismo di Catone e il progetto riformistico di Cesare. In tal senso, Sallustio si fa portavoce delle aspirazioni dei ceti abbienti italici, che auspicavano la fine degli scontri intestini, la difesa delle istituzioni repubblicane e, conseguentemente, un allargamento della classe dirigente.
Le sole Historiae, che segnano il ritorno alla tradizionale forma della storia annalistica, mostrano un più marcato pessimismo: la constatazione della completa deriva della politica romana produce, in Sallustio, una totale sfiducia nella possibilità di arginare la crisi, che, anzi, affonda le sue radici in una propensione al male connaturata all’uomo.
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