L’esercito bizantino nel Basso Medioevo (1261-1453)
Premessa. La riconquista di Costantinopoli da parte di Michele VIII Paleologo nel 1261 non ristabilì quelli che erano i possedimenti imperiali precedenti il 1204, ma solo quelle che erano le sue aree “centrali” con per lo più città fortificate in territorio greco. Molti Stati vassalli dell’estinto Impero latino sopravvivevano ancora, così come il dominio di natura marinara della Repubblica di Venezia, nonostante la perdita della capitale, ne era uscito indenne. L’esercito bizantino ad ogni modo non doveva essere più numeroso di quello “occidentale” (stimato intorno alle 10.000 unità al massimo), turco, bulgaro o serbo con i quali spesso ebbe duri confronti. La burocrazia imperiale per il comando dell’esercito (gran domestico) e della flotta (gran duca) fu rimaneggiata, con le basi militari collocate nelle principali città.
Reclutamento, dismissioni e vicende storiche. Il perno della forza militare propriamente bizantina risiedeva in quella stessa componente su cui si fondava l’economia: la piccola proprietà terriera. Sin dall’Impero di Nicea le terre furono divise in vari appezzamenti in concessione di pronoia ai soldati, mentre le regioni di frontiera furono destinate agli stratioti per lo più stranieri. Le truppe “regolari” erano in numero abbastanza ridotto. Frequente fu il ricorso a truppe mercenarie con esiti alquanto disastrosi. Prendiamo un caso esemplificativo: nel 1303 Andronico II Paleologo ingaggia un’armata mercenaria di Alani per combattere i Turchi in Asia Minore. Gli Alani disertano e i Turchi dilagano in Anatolia. Andronico allora ingaggia la “Grande Compagnia Catalana”, composta da 6.500 mercenari aragonesi, che sconfigge i Turchi ma si rivolta anche contro i Bizantini dei territori occupati prima e contro l’Impero poi (1304). Nel 1305 Michele IX Paleologo ingaggia a sua volta un nuovo esercito di mercenari turchi e alani (per fermare la Compagnia) che per tutta risposta diserta. Solo con Andronico III tra il 1318 e il 1320 si ha un reclutamento autoctono ‘bizantino’ per un piccolo esercito (4.000 soldati) e una piccola flotta (3.000 marinai).
Lo smantellamento delle forze armate da parte di Andronico II, con la delega della difesa per terra e per mare affidata rispettivamente a mercenari stranieri e genovesi, risultò deleterio già nel breve termine per l’Impero. Basti pensare che le entrate fiscali si erano ridotte della metà rispetto al secondo precedente, e che furono ulteriormente ridotte dalle esenzioni per i pronoiari che erano parte della cavalleria pesante (500 unità). Mezzo secolo dopo, le principali vicende militari con relativi risvolti politici, per quanto portate a termine nominalmente da imperatori bizantini, furono in pratica sempre ‘merito’ di eserciti alleati stranieri, come quelli serbi, bulgari o turchi. Gli stessi alleati, seguendo un copione ormai noto, riuscirono a togliere gradualmente all’Impero i suoi territori di confine, e l’abilità bizantina nel sapersi destreggiare tra forze militari superiori fu tutta nel mettere contro tra loro i suoi nemici o prevenire potenziali invasioni esterne (specie dall’Occidente). Il graduale disinteresse dell’Europa lasciò spazio all’iniziativa espansionistica bizantina, che conquistò sia alcuni territori latini in Grecia che ne inglobò altri della stessa tipologia con la creazione di vincoli feudali. La presenza militare turca diede legittimà alle aspirazioni ai paleologi Giovanni V, Andronico IV e Manuele II nell’ultimo trentennio del ‘300, ma ad un prezzo altissimo: l’invasione e l’occupazione turca dei Balcani. L’assedio finale del 1453 fu solo uno scontato epilogo: l’intera, piccola guarnigione bizantina (5.000 uomini) preferì combattere fino all’ultimo uomo, mentre i difensori occidentali superstiti fuggirono a bordo delle navi.
Armi e tattiche. L’influenza occidentale dalla Prima Crociata da un lato e il contatto con i Turchi portarono ad un’evoluzione degli armamenti e delle tattiche in uso per l’esercito bizantino. Tenendo conto di quanto detto, si analizzeranno le innovazioni di importazione utilizzate dai mercenari (apprese anche dei Bizantini). Alla fanteria leggera con usbergo di maglia e lancia e alla cavalleria pesante catafratta iniziarono ad affiancarsi reparti di arcieri e i balestrieri, che meglio si prestavano come supporto. Negli stessi secolo si andò affermando in Europa la tendenza da parte dei reparti di fanteria a combattere in blocchi con lunghe lance o picche. I Normanni, ad esempio, nei combattimenti in Oriente, mantennero sempre il tradizionale combattimento fondato sull’impatto da cavalleria e sul corpo a corpo. I Bizantini conoscevano già quello che gli Occidentali avrebbero presto appreso, ossia la presenza di arcieri a cavallo. I primi tentativi di corpi analoghi da parte occidentale si registrano con i reparti delle Repubbliche Marinare di Fanteria di Marina (balestrieri) e dei Turcopoles (cavalleria leggera con archi e frecce). Dalla fine del XIII secolo sale alla ribalta la “fanteria almugavera” (catalana), armata con giavellotti e lancia. Le spedizioni angioine nei Balcani (Serbia e Albania) videro la comparsa nello scenario bellico di contingenti di arcieri saraceni nella fanteria (1.860) e nella cavalleria (500) reclutati in Italia. In Inghilterra e da lì nell’Europa continentale si predilisse invece l’utilizzo dell’arco lungo (long bow), alternativo alla balestra.