In questo articolo a cura del prof. Giovanni Pellegrino, analizzeremo la figura di uno dei più grandi condottieri dell’antichità, Annibale.
La lunga storia di Roma non solo racconta le imprese dei grandi personaggi che hanno reso grande Roma ma anche quella di quei capi politici e militari che si sono opposti con fierezza al suo potere combattendo per la libertà dei loro popoli. Tuttavia nessun nemico dei Romani è diventato tanto noto e famoso come il generale cartaginese Annibale.
Annibale nato nel 247 a. C. apparteneva ad una illustre famiglia aristocratica di Cartagine ovvero i Barca. Egli era il primo figlio del glorioso generale Amilcare il più valoroso comandante militare cartaginese durante la prima guerra punica nonché l’efficace pacificatore di Cartagine durante la rivolta dei mercenari. I Barca molto ricchi e potenti giocavano un ruolo importante nella vita pubblica di Cartagine.
Essi erano molto amati dal popolo ma l’élite politiche sociali cartaginesi temevano che questa famiglia avesse intenzione di perseguire un potere personale. Per questi motivi il governo aristocratico cartaginese aveva nominato Amilcare comandante dell’esercito punico in Spagna allo scopo di allontanarlo dalla scena politica cartaginese. Ma in Spagna Amilcare aveva ampiamente ingrandito il dominio di Cartagine aumentando notevolmente le entrate dello Stato.
Amilcare pensava a una nuova guerra contro Roma per ripristinare il potere e la gloria di Cartagine. A tale scopo egli educò i figli cosicché correva voce che Annibale aveva dovuto giurare al padre di essere per sempre un nemico di Roma. Dopo la morte di Amilcare e del cognato Asdrubale nel 221 a.C. Annibale venne nominato comandante dell’esercito cartaginese in Spagna. Il principale obiettivo di Annibale era quello di scatenare una nuova guerra contro i Romani per distruggere il potere sempre crescente di Roma.
Questo fu l’inizio della sua eccezionale carriera di generale vittorioso invincibile che riuscì più volte a far tremare e vacillare Roma. Solamente un altro grande genio militare come Scipione riuscì a sconfiggere Annibale. Dobbiamo dire che nonostante la guerra spietata Annibale riuscì a conquistare l’ammirazione dello stesso Scipione che ammetteva il genio militare del cartaginese. La fine della II guerra punica non significò la fine della carriera di Annibale. Infatti negli anni 200-195 a.C. Annibale rivestì un importante ruolo politico a Cartagine.
La sua amministrazione determinò una rapida ripresa di Cartagine e della sua economia. Pertanto il grande generale cartaginese dimostrò di essere anche uno statista moto abile ed esperto. Ma questa rinascita di Cartagine sebbene priva del potere militare preoccupava non poco Roma che per questo motivo chiese a Cartagine di consegnare Annibale. Pertanto egli per sfuggire ai Romani decise di andare in esilio, in un primo momento a Tiro in Fenicia e poi alla corte del re Antioco III di cui divenne consigliere. Tuttavia Annibale non dimenticò né Cartagine né il suo odio eterno verso Roma. Egli come consigliere di Antioco lo esortò sempre a scatenare una durissima guerra contro i Romani.
Nell’ anno 192 a.C. alla fine scoppiò la guerra tra Roma e Antioco III poiché egli aveva deciso di invadere la Grecia. Tuttavia le cose non si misero bene per Antioco che subì una durissima sconfitta da parte dei Romani alle Termopili. In seguito a tale disastrosa sconfitta Antioco fu costretto a ritirarsi in Asia minore. Nonostante questa sconfitta Antioco III continuava a rappresentare una importantissima minaccia per i Romani. Consapevole del pericolo rappresentato da Antioco III Cornelio Scipione si offrì di partecipare alle operazioni militari se suo fratello Lucio fosse stato nominato comandante di tale spedizione militare. E questo avvenne nei fatti.
Pertanto Scipione l’Africano affrontò ancora una volta il suo vecchio nemico Annibale questa volta come ufficiale subalterno del fratello Lucio. Tuttavia anche se formalmente Scipione l’Africano era un ufficiale subalterno del fratello Lucio, nella realtà rivestiva il ruolo di comandante in capo dell’esercito romano. Nel 190 a.C. l’imponente esercito del re Antioco III venne sconfitto disastrosamente a magnesia sul Silipo. Questa disastrosa sconfitta mise fine alle ambizioni di Antioco III e decise la guerra a favore dei Romani.
I Romani imposero al re Antioco III condizioni molto severe per ottenere la pace. Tra le condizioni imposte da Roma ad Antioco III vi fu anche la resa di Annibale. Egli per evitare di cadere in mano ai Romani ancora una volta preferì andare in esilio. Si disse che il vecchio generale oramai in fuga visse un po’ di tempo in Armenia ma successivamente si rifugiò presso Prusia I il re della Bitinia. Annibale servì il re della Bitinia per un certo periodo di tempo ma sebbene Annibale lo avesse servito bene il re acconsentì a consegnarlo ai Romani. Annibale per non cadere nelle mani dei nemici nel 183 a.C. si suicidò con il veleno.
La tradizione riferisce che prima di esalare l’ultimo respiro egli ironicamente disse: ”liberiamo finalmente i Romani dalla paura“. Per ironia della sorte lo stesso anno morì anche Scipione l’Africano che era stato l’unico generale a sapersi opporre al genio militare di Annibale dal momento che Scipione era dotato di straordinarie capacità strategiche. L’affascinante personalità di Annibale ha fatto sorgere molte discussioni tra gli storici che non hanno mancato di ammettere il fatto che Annibale era un genio della strategia militare. Il suo genio di comandante è infatti evidente e le sue battaglie sono rimaste nella storia militare come modelli di strategia. Oltre a queste qualità il grande ed eccezionale generale gli storici hanno anche apprezzato ed evidenziato le sue notevolissime capacità di amministratore.
Inoltre Annibale era anche un uomo dotato di un eccezionale carisma cosicché egli fu rispettato ed esaltato da migliaia di persone. A volte Annibale venne accusato e talvolta non a torto di crudeltà e perfidia. Tuttavia egli spesso dimostrò rettitudine e grandi qualità umane. Le sue qualità maggiori oltre a quelle militari furono la forza di carattere e la fedeltà che dimostrò verso Cartagine nonostante gli ostacoli e i sospetti rivolti dai Cartaginesi alla sua persona. Possiamo dire senza ombra di dubbio che Cartagine si dimostrò ingrata nei confronti del suo più grande condottiero.
La debolezza principale di Annibale fu sicuramente quella di perseguire sempre e comunque il suo ambizioso e irrealizzabile progetto politico e militare ovvero la distruzione della potenza romana. Infatti lo Stato romano resistette con successo a tutte le difficoltà e i problemi che Annibale riuscì a creare ai suoi nemici Romani. Proprio la grande forza di Roma fu la causa alla fine del declino e della fine di Annibale. Alla fine Roma riuscì ad avere la meglio9 anche grazie alle straordinarie doti militari di Scipione l’Africano. Proprio il fatto di aver superato un così grande pericolo e così grandi difficoltà diede a Roma la consapevolezza della propria forza e del proprio futuro destino di gloria. Neppur un grande genio strategico come Annibale riuscì ad evitare che Roma continuasse il suo cammino su quella strada che l’avrebbe portata a diventare la potenza egemone del mondo antico in grado di costruire un impero vastissimo. Nonostante tutto Annibale riuscì a far tremare una super potenza come Roma.