Alimentazione nell’Antico Egitto
Gran parte delle informazioni concernenti la dieta degli antichi egizi proviene dalle tombe. Qui sono raffigurate le cosiddette “liste delle offerte”, in cui vengono elencati tutti gli oggetti di cui il defunto aveva bisogno nel mondo ultraterreno.
Altre informazioni provengono dalle rappresentazioni delle offerte. Molti recipienti trovati nelle tombe contenevano alimenti ormai scomparsi, ma che sono stati identificati grazie alle iscrizioni e alle ricerche scientifiche. Gli eredi o i discendenti del proprietario della tomba dovevano far sì che a quest’ultimo non mancassero gli alimenti e le bevande necessari alla vita ultraterrena. Altrimenti, l’arte e la scrittura avrebbero compensato magicamente questa assenza. Ecco perché nelle tombe sono rappresentate offerte di molti alimenti, i più comuni dei quali erano di solito carne, pane, ortaggi e frutta. Gli egizi erano bravi cuochi. Il Papiro Ebers ricorda che essi utilizzavano il burro, il grasso d’oca e la crema di latte. Si usavano due tipi di grassi: l’uno animale (adkh) e l’altro vegetale (merhet). Gli oli vegetali si ottenevano dal sesamo, dal ricino, dai semi di lino e dal ravanello. L’olio d’oliva fu importato dai paesi mediterranei. Il latte era destinato sia ai bambini sia agli adulti. Il sale marino era considerato impuro, poiché proveniva dal regno di Seth, dio del male, ma si otteneva dall’oasi di Siwa e da altri depositi. Gli egizi cucinavano con carbone dolce e legna. Le cucine consistevano in piccoli fornelli mobili di terracotta, di forma cilindrica, aperti in alto e con una porticina nella parte inferiore. I poveri utilizzavano marmitte, poste su tre pietre; erano di terracotta, così come le casseruole. Gli egizi facevano due pasti al giorno, all’alba e verso sera. Mangiavano inginocchiati davanti a un tavolo basso e rotondo, in piatti comuni, con le mani. I banchetti dei nobili erano invece assai sontuosi e preparati con cura. Si sa poco di come cucinavano la carne, ma Erodoto racconta come preparavano gli uccelli da cortile: «Alcuni uccelli, come quaglie, anatre e polli, venivano conditi e mangiati crudi; altri uccelli e i pesci, se non erano considerati sacri, si consumavano cotti o soltanto scottati». Gli egizi preparavano paste addolcite con miele e aromatizzate con sesamo, anice o frutta. I pasticceri non utilizzano un forno ma una lamiera con sostegni posta sul fuoco.
Il pane era alla base della dieta degli Egizi, in questo mondo e nel mondo ultraterreno. Gli Egizi mangiavano le uova dei cosiddetti “uccelli da cortile”. Curiosamente, alcune prescrizioni mediche raccomandavano uova contro la diarrea. In molte scene di tombe sono raffigurate le modalità di pulitura del pesce: come gli venivano tolte le squame e la testa, come veniva aperto e privato delle interiora o come veniva cucinato. Il pesce, che era importato, veniva essiccato al sole o salato. In Egitto c’erano i fichi del tipo che anche noi consumiamo, e quelli di sicomoro. Questi ultimi erano frutti riveriti dagli Egizi, poiché provenivano da un albero sacro. Per tale motivo essi appaiono di solito nelle tombe. I datteri si mangiavano crudi: i poveri li utilizzavano come dolcificante, poiché il miele era alla portata solo dei ricchi.
La parola che indicava i datteri era bener, che significava anche “dolce” e “gradevole”. Il loro succo fermentato si usava come vino o per aromatizzare la birra.
[fonte consultata: sapere.it]