Adonie
Adonia (‘Αδώνια). Feste istituite in onore di Adone, amante di Afrodite, ucciso da un cinghiale. Avevano luogo verso la metà di luglio, il periodo più arido e caldo dell’anno. Alceo, riprendendo Esiodo (Op. 586-88), dice che in quel momento «le femmine hanno avidi sensi, i maschi poco vigore, ora che Sirio il capo dissecca e le ginocchia». Le più importanti Adonie si svolgevano in tre città: Atene, Byblos e Alessandria.
Le Adonie ateniesi, non erano feste pubbliche: lo scoliaste al v. 389 della Lisistrata aristofanea precisa che la città non le finanziava né le organizzava; si svolgevano tra profumi, vino, pranzi sontuosi, discorsi osceni, nelle abitazioni private, solitamente quelle delle cortigiane, che invitavano i loro amanti, ma vi partecipavano anche altre donne: una certa «Filomena, sposata da poco e sorvegliatissima dal marito», riuscì a raggiungere le altre «a tarda notte, mentre il marito dormiva profondamente» (Alcifrone, Litt. IV 14). Il commediografo greco Difilo definisce le Adonie «un autentico bordello» e della loro licenziosità ci informa anche Menandro (Sam. 38-47). Questo carattere promiscuo e libertino differenziava profondamente le Adonie dall’altra festa delle donne, le Tesmofonie, che era pubbliche, solenni e caste: vi partecipavano solo le donne sposate a liberi cittadini, ed erano esclusi le schiave e gli uomini.
Durante le Adonie, in onore dell’amante di Afrodite le donne piantavano, in vasi e cesti, cereali e ortaggi che crescevano in fretta, ma subito seccavano per la Canicola. Vasi e cesti venivano posti sui tetti nell’intento di avvicinarli maggiormente al sole. Queste coltivazioni effimere erano chiamata ‘i Giardini di Adone’ (cfr. Platone, Phaedr. 276b); in Grecia un proverbio diceva: «Sei più sterile dei Giardini di Adone».
Nelle Adonie ateniesi una fase era dedicata alle lamentazioni in ricordo della morte prematura di Adone, ma si evocavano sopratutto i piaceri dell’amore fuori del matrimonio.
Le Adonie che avevano luogo a Byblos, in Fenicia, erano pubbliche e vi partecipavano sia gli uomini sia le donne; non si piantavano cereali e ortaggi e le donne dovevano prostituirsi per un giorno agli stranieri e dare i guadagni al santuario di Afrodite. Si trattava di rapporti carnali imposti al rito, che non avevano nulla a che vedere con la festosa licenziosità delle Adonie ateniesi. La prostituzione di Byblos ricorda il mito delle figlie di Cinira (Cinira era il padre di Adone), costrette da Afrodite a prostituirsi agli stranieri (Apollodoro, Bibl. III 14,3). Le feste di Byblos in ricordo di Adone erano soprattutto cerimonie funebri e lamentazioni; l’Adone di Byblos era associato all’Osiride egizio (cfr. Luciano, De dea Syria 6-8).
Ad Alessandria le feste di Adone furono promosse dalla regina Arsinoe, sorella e moglie di Tolomeo II Filadelfo, e si tenevano sotto forma di rappresentazioni nel palazzo reale. Anche lì c’erano «teneri giardini custoditi in cestelli d’argento», accanto a «frutti di stagione», ad «ampolle d’oro e d’alabastro con essenze sirie» e a «dolci di miele»: ma ad Alessandria i «teneri giardini» non evocavano più simbolicamente, come le effimere coltivazioni ateniesi, la seduzione amorosa di Adone che si dissecca senza produrre frutti.
Anche le Adonie di Alessandria, come quelle ateniesi, si svolgevano in due fasi: prima si rappresentavano gli amori di Afrodite e Adone, poi aveva luogo una processione funebre durante la quale le donne portavano una statuina che rappresentava Adone morto (cfr. Teocrito, Id. XV).
Sull’argomento cfr. M. Detienne, I Giardini di Adone, Paris 1972, trad. it. Torino 1975