I) 740: Tracia e Bitinia – Nel pomeriggio del 26 ottobre un grande terremoto, con probabile epicentro in Tracia, si abbatte su Costantinopoli causando enormi perdite umane e danni agli edifici: nella capitale crollano le Grandi Mura, molte chiese e monasteri; cadono le statue di Costantino il Grande, Arcadio, Attalo e Teodosio. In Tracia e nella Bitinia crollano molte case e villaggi.
«In quello stesso anno vi fu a Costantinopoli un forte e terribile terremoto, il 26 del mese di Ottobre, nell’indizione nona, nel quarto giorno della settimana (mercoledì), all’ora ottava, e chiese e monasteri crollarono e molta gente morì. Anche la statua di Costantino il Grande, posta sulla Porta di Attalo, crollò assieme a quella dello stesso Attalo, e crollarono la stele di Arcadio, sita su una colonna del Foro di Xerolophon, la statua di Teodosio il Grande, sulla porta aurea, le mura continentali di Costantinopoli, città e villaggi della Tracia, la città di Nicomedia di Bitinia, la città di Preneto e la città di Nicea, nella quale si salvò solo una chiesa. In alcune località il mare si ritrasse dai propri lidi; il terremoto durò dodici mesi.» [Teofane il Confessore]
«Nel frattempo un terremoto si abbattè su Bisanzio, colpendola duramente, assieme ad altre città e territori. Subito fece crollare svariate abitazioni, chiese e gran parte dei portici, ne abbattè alcuni dalle fondamenta, danneggiando anche quello che dicono il più splendido dei templi, dedicato a S.Irene, che è sito vicino alla Grande Chiesa (Santa Sofia). Oltre ad esso precipitò anche la statua di Arcadio che molti anni fa tenne gli scettri dei romani, sita nel colle chiamato Xerolophon su una colonna scolpita. Le scosse di terremoto durarono per tutto l’anno; perciò un gran numero di persone abbandonò la città e rimase fuori le mura vivendo in capanne.» [Niceforo Patriarca]
Teofane dà la colpa a Leone III, da lui indicato come “nemico di Dio” per via del suo divieto di venerare le immagini sacre (iconoclastia). Per riparare le Grandi Mura di Costantinopoli lo stesso imperatore fu costretto ad imporre una tassa straordinaria. Il terremoto dell’ottobre 740 verrà spesso menzionato nei formulari liturgici bizantini insieme alla memoria di San Demetrio Martire, protettore degli sfollati.
II) 989: Costantinopoli e Nicomedia – Nella notte le città di Costantinopoli e Nicomedia vengono colpite da un terremoto. Nella capitale, oltre a numerosi morti e case distrutte, crolla l’abside occidentale della Chiesa di Santa Sofia e viene danneggiata la sua cupola superiore. I lavori di riparazione dei danni del sisma si protrarranno fino al 995.
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III) 1185: Tarnovo (Bulgaria) – I fratelli aristocratci Asen e Pietro, recatisi a Kypsella (in Tracia) per un colloquio con l’imperatore Isacco II Angelo, si vedono rifiutati da questi la loro proposta di avere i territori di confine bulgari in pronoia (gestione diretta sotto il profilo economico e fiscale): tornati in Bulgaria, promuovono una rivolta anti-bizantina appoggiati da un forte sostegno popolare dovuto alla sempre più eccessiva pressione fiscale imperiale. Nel giorno della dedica della chiesa di Tarnovo a San Demetrio, Pietro e Asen proclamano la liberazione dell’elemento greco-bulgaro della regione; Pietro viene incoronato imperatore (tsar) dei Bulgari con il nome di Pietro IV di Bulgaria: nasce il Secondo Impero bulgaro. A differenza del Primo Impero, quello distrutto sotto la dinastia macedone, questo nuovo organismo “separatista” si contraddistingue innanzitutto per la composizione etnica prevalentemente greco-ellenica (con minoranze di Bulgari e di Valacchi).
IV) 1341: Didymoteichon (Tracia) – In seguito al vuoto politico dovuto alla morte dell’imperatore Andronico III Paleologo, che aveva nominato alcun reggente per il giovanissimo figlio Giovanni V Paleologo, inizia una nuova guerra civile tra gli aspiranti reggenti. Giovanni Kalekas si auto-proclama reggente di Giovanni V con l’appoggio della basilissa Anna di Savoia e dell’ammiraglio Alessio Apokaukos (principale sostenitore di Kalekas, che viene nominato prefetto e governatore di Costantinopoli). Il megas domestikos Giovanni Cantacuzeno, che aspirava anch’egli a divenire reggente, viene dichiarato nemico pubblico: Giovanni però trova l’appoggio dell’esercito bizantino della Tracia – che egli stesso aveva reclutato e manteneva di tasca sua – che lo acclama imperatore, titolo che egli accetta con il nome di Giovanni VI. Giovanni si impegna comunque a rispettare il vincolo dell’ereditarietà dell’Impero, menzionando durante la cerimonia di incoronazione prima i nomi della basilissa Anna e del giovane erede al trono, prima del suo. Sempre durante la cerimonia, inoltre, Giovanni dichiara che il suo vero nemico non era Giovanni V o sua madre Anna, ma il megas doux e prefetto di Costantinopoli, Alessio Apokaukos, che aveva assunto poteri dittatoriali sulla capitale; Cantacuzeno, con questa mossa, cerca di spaccare il fronte costituitosi tra Anna, il Kalekas e Alessio. Il nuovo conflitto civile tra Cantacuzeno e Apokaukos si allargherà a tutto l’Impero bizantino e vedrà la partecipazione di tutte le potenze confinanti (Serbia, Bulgaria, Turchi) che contribuiranno tutte ad allargare il già complesso scacchiere geopolitico.
V) 1377: Mile (Bosnia) – Dopo aver affermato la sua autonomia dal regno di Ungheria Tvrko I viene incoronato primo re di Bosnia e di Serbia, riconosciuto sia dal regno di Ungheria che dall’imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo.
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