Accadde Oggi: 26 Maggio / Trionfo di Giulio Cesare Germanico (17)
1/7) 47 a.C.: Tarso – Giulio Cesare, sulla via per il Ponto, visita la città di Tarso, dove viene acclamato dalla popolazione (che aveva preferito sostenere lui anziché Pompeo). La città riceve da Cesare dei benefici, e gli fu attaccatissima, come prova la breve apparizione di una denominazione Iuliopolis. Secondo alcune fonti, posteriori alla morte di Cesare e non pienamente attendibili, Gaio Cassio Longino, il futuro cesaricida, avrebbe tentato già in questo giorno di uccidere il condottiero: questi avrebbe progettato un agguato ai danni di Cesare su una delle sponde del fiume Cnido, ma Cesare invece sarebbe sbarcato sulla sponda opposta mandando in fumo i suoi piani.
2/7) 17 d.C.: Roma – Viene concesso dall’imperatore Tiberio al nipote e figlio adottivo Giulio Cesare Germanico il trionfo per le vittorie riportate sulle popolazioni dei Cherusci e dei Catti e sulle tribù germaniche ad ovest del fiume Elba, vittorie che avevano vendicato (con gli interessi) la disfatta di Varo a Teutoburgo. Vengono riportate a Roma, due delle tre aquile legionarie che Germanico era riuscito a recuperare ai nemici.
La popolarità di Germanico tra la popolazione e l’esercito è tale da suscitare le invidie dell’imperatore Tiberio, che approfitta degli innumerevoli successi del suo figlio adottivo per tributargli il trionfo e destinarlo così ad una nuova missione sul fronte orientale dell’Impero, dove restava da risolvere una disputa ereditaria tra i regni vassalli di Cappadocia, Commagene e Cilicia.
«Era quasi sicuro che il nemico germanico stesse per cedere e fosse ormai orientato a chiedere la pace, tanto che, se le operazioni fossero proseguite nell’estate successiva, era possibile portare a termine la guerra. (seguita da una possibile nuova occupazione) Ma Tiberio, con frequenti lettere, consigliava Germanico di tornare per il trionfo già decretato: tutti quegli avvenimenti, felici o meno felici, potevano bastare. Germanico aveva raccolto numerosi successi in grandi battaglie, ma doveva ricordarsi dei gravi danni provocati, pur senza sua colpa, dal vento e dall’Oceano. (Tiberio ricordava che) inviato ben 9 volte in Germania dal divo Augusto, aveva compiuto la sua missione più con la prudenza che con la forza. Egli aveva accettato la resa dei Sigambri, costretto alla pace i Suebi ed il re Maroboduo. Anche i Cherusci e gli altri popoli che si erano ribellati, ora i Romani si erano vendicati, si potevano lasciare alle loro discordie interne. E quando Germanico gli chiese ancora un anno per concludere la guerra… gli offrì un secondo consolato… ed aggiungeva che, se fosse stato ancora necessario combattere, Germanico avrebbe dovuto lasciare una possibilità di gloria anche per il fratello Druso. Germanico non indugiò oltre, pur comprendendo che si trattava di finzioni e che per odio Tiberio gli voleva strappare quell’onore che già aveva conseguito.» [Tacito, Annales, II, 26]
3/7) 451 d.C.: Avarayr (Armenia maggiore) – Ha luogo lo scontro armato tra l’Impero Sasanide e gli Armeni filo-romani guidati da Vartan Mamikonian, comandante supremo delle forze armate della regione. Ad opporre gli schieramenti, oltre che le differenti vedute in politica estera, fu soprattutto la fede religiosa: a scatenare le ostilità fu un editto del sovrano sasanide Yazdegert II che aveva intenzione di estendere lo zoroastrismo all’Armenia e che aveva inviato in quelle regioni – completamente cristiane – numerosi gruppi sacerdotali addetti a quel culto.
La battaglia vede contrapporsi un gran numero di soldati (sicuramente superiore alle 100.000 unità), numero di gran lunga superiore alle battaglie che avevano (e avranno luogo) nell’Impero romano. A spuntarla, complice anche la morte in combattimento di Vartan e la grandissima superiorità numerica persiana, sono i Sasanidi che, nonostante la vittoria, per evitare ulteriori e dispendiose conflitti civili, lasciano gli Armeni liberi di professare la loro religione.
L’Armenia maggiore, per quanto divisa e contesa tra Romani e Sasanidi, continuerà tuttavia ad essere scossa da sanguinosi conflitti interni (tra cristiani) tra coloro che avevano sostenuto Vartan e quelle che erano passati dalla parte di Yazdegert II.
4/7) 641 d.C.: Costantinopoli – Muore l’imperatore Costantino III, figlio maggiore dell’imperatore Eraclio e della sua prima moglie Fabia Eudocia. Salito al trono insieme al suo fratellastro Eracleona (Eraclio II) dopo la morte del comune padre, il trono passa nelle sole mani di questi. Il sospetto che fosse stato quest’ultimo insieme a Martina (sua madre e seconda moglie di Eraclio) a provocare la morte di Costantino III (per avvelenamento) porta ad una sollevazione dell’esercito, il quale lo obbliga a nominare co-imperatore Costante II.
5/7) 866 d.C.: In premio dell’assassinio del cesare Barda, Basilio I viene prima elevato dall’imperatore Michele III alla dignità di magistros e di figlio adottivo, e quindi, associato al trono col titolo e la dignità di Augusto.
6/7) 1421 d.C.: Edirne (Adrianopoli) – Muore Maometto I (Mehmed I), sultano dell’Impero ottomano dal 1413 d.C. e conquistatore del filo-bizantino despotato d’Epiro e del regno crociato-armeno della Cilicia. Gli succede il figlio Murad II, riconosciuto solennemente come sultano ottomano a Bursa. Viene versato da questi un importante donativo agli ufficiali dell’esercito ottomano affinché lo accettassero volentieri come nuovo sultano.
7/7) 1453 d.C.: Costantinopoli – Maometto II riunisce il consiglio di guerra e annuncia che l’attacco finale sarebbe stato sferrato il giorno 29 maggio, preceduto da un giorno di riposo (27) e di preghiera (28).
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