Accadde Oggi: 16 Marzo / Morte di Tiberio (37); assassinio di Valentiniano III (455)
1/2) 37 d.C.: Capo Miseno – Muore nella villa di Lucullo l’imperatore Tiberio Claudio Nerone, lasciando eredi alla pari il nipote Tiberio Gemello e Gaio (Caligola).
Nel 37, Tiberio lascia Capri, come aveva già fatto in precedenza, forse con l’idea di rientrare finalmente in Roma per trascorrervi i suoi ultimi giorni; intimorito però dalle reazioni che il popolo avrebbe avuto, presso il quale godeva di scarsa popolarità, decide di tornare indietro verso la Campania. Qui è colto da malore, e trasportato nella villa di Lucullo a Miseno; dopo un iniziale miglioramento, cade in uno stato di delirio e viene creduto morto. Mentre molti già si apprestano a festeggiare l’ascesa di Caligola, Tiberio si riprende ancora una volta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano già acclamato il nuovo imperatore; il prefetto Macrone, tuttavia, fedelissimo del successore designato Caligola, mantenendo la lucidità, ordina che Tiberio fosse soffocato tra le coperte. Il vecchio imperatore, debole e incapace di reagire, spira all’età di settantasette anni.
La plebe romana reagì con grande gioia alla notizia della morte di Tiberio, festeggiandone la scomparsa. Molti monumenti che celebravano le imprese dell’imperatore furono distrutti, così come numerose statue che lo raffiguravano.
«Alla prima notizia della sua morte il popolo fu preso da una tale contentezza che la gente si mise a correre da tutte le parti e alcuni continuavano a gridare «Tiberio nel Tevere», mentre altri pregavano la Terra Madre e gli dei Mani di dargli un posto soltanto in mezzo agli empi, altri ancora minacciavano di gettare il suo cadavere nelle Gemonie con il raffio, perché una recente atrocità, che si aggiungeva al ricordo delle sue antiche crudeltà, li aveva esasperati. Infatti un decreto del Senato aveva stabilito che ormai il supplizio di tutti i condannati fosse differito di dieci giorni e così si scoprì che alcuni dovevano essere giustiziati proprio il giorno in cui si seppe della morte di Tiberio. Essi si misero allora ad invocare la pietà di tutti, ma poiché non vi era nessuno a cui ci si potesse rivolgere per istruzioni, dal momento che Gaio era ancora assente, i guardiani, per non venir meno alla consegna, li strangolarono e li gettarono nelle Gemonie. Naturalmente l’odio si raddoppiò, perché sembrò che la ferocità del tiranno si facesse sentire anche dopo la morte.» [Svetonio, Vite dei Cesari, Tiberio (75)]
2/2) 455 d.C.: Roma – L’imperatore d’Occidente Valentiniano III viene assassinato in una congiura organizzata da Petronio Massimo, che aveva cospirato per la caduta del generale Flavio Ezio per prenderne il posto come magister militum (salvo poi essere scartato dallo stesso imperatore), con l’appoggio di Optila e Thraustila, due sciti che avevano combattuto sotto il comando di Ezio e che erano stati successivamente assegnati alla scorta di Valentiniano.
La congiura viene organizzata approfittando dell’esercitazione con l’arco dell’imperatore al Campo Marzio, momento in cui si trovava in presenza della scorta corrotta. Appena l’imperatore scende da cavallo per esercitarsi con l’arco, Optilia gli si avvicina con i propri uomini e lo colpisce alla tempia, mentre l’esercito rimane schierato, immobile ad assistere: Valentiniano, sorpreso, si volge a guardare il proprio aggressore, e Optila gli inferisce il colpo mortale; contemporaneamente, Thraustila uccide Eraclio, primicerius sacri cubiculi e consigliere personale dell’imperatore. I due sciti prendono poi il diadema e la veste imperiale e li portano a Petronio Massimo, mentre la testa del defunto imperatore viene posta sopra una lancia e fu portata per le strade di Roma per annunciare la sua fine.
Valentiniano III muore a quasi trentasei anni, dopo ventinove anni e mezzo di regno: con lui si estingue la dinastia imperiale di Valentiniani in Occidente.
[X]