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L’Italia tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e la guerra greco-gotica (553 d.C.)

Dell’Italia alto-medioevale non se ne parla molto, quasi come se fosse una storia scomoda da raccontare. Nonostante tutto l’Italia restò storicamente e politicamente una delle aree più ricche e ambite. Proprio in questo secolo “buio” l’Italia sarà il fulcro della romanità tra ex Impero d’Occidente e l’Impero d’Oriente. L’articolo pertanto si propone di trattare questo tema proprio per dare una visione storica di continuità con quella romano-imperiale. Buona lettura!

Nel 476 viene deposto ed esiliato a Ravenna il giovanissimo imperatore romano Romolo Augustolo dal generale germanico Odoacre, che rimanda a Costantinopoli le insegne imperiali (simbolo del potere). L’impero d’Oriente, intanto, si trovava in estrema difficoltà su due fronti: quello persiano (Regno dei Parti) e quello danubiano (popolazioni barbariche). Su quest’ultimo fronte si erano insediati nei territori imperiali che andavano dalla Tracia all’Illirico gli Ostrogoti, che davano non poche preoccupazioni all’imperatore Zenone.

teodorico-odoacre

L’imperatore, che si trovava già a fronteggiare Avari e Gepidi non si lasciò sfuggire l’occasione per sbarazzarsi degli ingombranti vicini. Come precedentemente era stato fatto con gli Unni, “deviati” previo il pagamento di tributi in oro verso l’Occidente, Zenone convince il re ostrogoto Teoderico a trasferirsi in Italia per liberarla dagli Eruli (la popolazione di Odoacre) e governarla in suo nome. Le forze di Odoacre nonchè il potere da lui detenuto si estendevano a malapena nei dintorni di Roma e Ravenna e per gli Ostrogoti fu facile dilagare nella Penisola.

Nel 493 ha così inizio il Regno ostrogoto con capitale Ravenna, formalmente soggetto a Bisanzio, ma di fatto governato in autonomia da Teoderico che esercitava la piena sovranità sulla sua gente e sulla popolazione locale. Il Regno non comprendeva le Sardegna e Corsica (in mano ai Vandali) ma si estendeva anche oltre le Alpi, dalla Provenza (strappata ai Burgundi) ai Balcani occidentali (fino al Danubio). Teoderico ebbe sempre grande stima e riconoscenza verso l’imperatore d’Oriente, grazie al quale deteneva il potere.

Sta a noi, clemente imperatore, cercare la pace, visto che non ci sono motivi per odiarci. […] La nostra regalità è un’imitazione della vostra, modellata sui vostri buoni propositi, una copia dell’unico impero; e dal momento che vi seguiamo, eccelliamo sulle altre nazioni. Spesso mi avete costretto ad amare il Senato, per accettare cordialmente le leggi dei passati imperatori, per fonderci in una cosa unica con tutto il resto d’Italia. […] C’è qualcosa oltre ai nobili sentimenti, all’amore per la città di Roma, per cui due principi, che entrambi governano in suo nome, non dovrebbero essere divisi.

Lettera di Teodorico ad Anastasio
Cassiodorus, Variae I.1

Facciamo ora alcune considerazioni sulla politica ostrogota: il re Teoderico fu da sempre affascinato dal mondo romano e nel suo primo periodo attuò un’efficace politica di convivenza tra Romani e Barbari, tra l’altro separati anche dal punto di vista religioso essendo i primi cattolici e i secondi ariani. In questo periodo troviamo due delle ultime eminenti figure romane, ovvero Simmaco e Boezio. Venne inoltre promulgato Edictum Theoderici Regis composto da 154 articoli che stabilivano le competenze di tribunali civili e militari. Eccetto il successivo fallimento della politica romano-barbarica, il periodo del lungo regno di Teoderico fu un periodo di prosperità dopo la crisi che aveva investito il mondo romano.

Teodorico fu un uomo di grandi qualità e altruismo, e governò per trent’anni. Durante il suo regno l’Italia per 35 anni ebbe buone fortune ed i suoi successori ereditarono la pace. Tutto quello che fece fu buono. Governò due razze contemporaneamente, Romani e Goti, e nonostante fosse egli stesso ariano non attaccò la religione cattolica; organizzò giochi nel circo e nell’anfiteatro, tanto che dai Romani venne chiamato Traiano o Valentiniano, due imperatori da cui aveva tratto l’ispirazione; e dai Goti, a causa dell’editto in cui definì la legge, venne giudicato degno dei migliori re.

Anonimus Valesianus, Excerpta II 59-60

Dopo la morte del sovrano nel 526, si aprì un’epoca difficile causata dalla debolezza dei successori. Teoderico aveva lasciato il trono a suo figlio, che morì prematuramente, così come il suo giovane nipote Atalarico. Amalasunta, madre di Atalarico, da reggente cercò di divenire regina ma incontrò l’opposizione dei Goti “tradizionalisti” che non vedevano di buon occhio una donna al potere; per questo ella associò al trono suo cugino Teodato.

Sia Amalasunta che Teodato avviarono uno/a all’insaputa dell’altro/a delle trattative con i due poteri forti del tempo, rispettivamente con i Bizantini e con i Goti contrari alla politica filo-romana. Amalusunta avviò delle trattative volte a cedere l’Italia all’imperatore bizantino Giustiniano, divenendone così alleata. Teodato invece, una volta accordatosi con la frangia più intransigente dei Goti, nel 535 depose e fece imprigionare Amalasunta in un castello-isola del lago di Bolsena, dove fu strangolata per suo ordine qualche tempo più tardi.

L’eliminazione della sovrana fornì a Giustiniano, che aveva una visione universalistica dell’Impero Romano e che mirava a riconquistarne i suoi territori, il casus belli per poter intervenire in Italia.


Siamo nel 535, con l’imminente arrivo dei Bizantini in Italia: ha così inizio la guerra greco-gotica, che si protrarrà fino al 553. Spiegare per filo e per segno tutto è un po’ difficile, quindi mi “limiterò” a spiegare i singoli eventi e mi soffermerò soprattutto sulle cause e le conseguenze di una guerra così lunga.

Nel 535 giunge in Sicilia dall’Africa, fresco di vittoria sui Vandali, il generale Belisario. Dopo aver sostato l’inverno sull’isola, inizia la risalita verso nord. La prima grande città che rifiuta di aprire le porte alle armate bizantine è Napoli, che capitola solamente grazie ad una falla del suo acquedotto dal quale si introducono i Bizantini che la mettono a ferro e fuoco. Il saccheggio di Napoli ebbe ricadute devastanti per Bisanzio, infatti si ebbe un effetto domino che portò a rivalutare i “liberatori” bizantini presso gli Italici. Dopo Napoli fu il turno di Roma nel 536, conquistata in seguito ad una lunga guerriglia. La maggior parte dei Goti presenti nella Penisola ripiegò al centro-nord, dove la loro presenza era più massiccia. Vitige, re degli Ostrogoti, chiese aiuto al re dei Franchi Teodeberto, formalmente alleato dei Bizantini. Nel 539 viene riconquistata per breve tempo Milano, l’anno successivo (indolore) Ravenna.

Dal 540 la situazione si capovolge, e i Goti riconquistano quasi tutta la Penisola, con la sola eccezione di alcune fortezze ancora in mano bizantina. I Bizantini riusciranno a recuperare l’intera penisola solo nel 553, e le ultime sacche di resistenza ostrogote saranno debellate solo nel decennio successivo.

Facciamo ora qualche considerazione sugli elementi che prolungarono il conflitto:

-INDISCIPLINA DEI BIZANTINI / RITARDI NELLE PAGHE: i soldati che combattevano per Bisanzio erano mercenari, per lo più provenienti da aree al di fuori dell’Impero (vi erano contingenti Unni, Sclaveni, Anti, Vandali, Eruli, Isauri). Il loro principale interesse era la paga, e spesso l’Impero era in ritardo con i pagamenti dei loro salari. I soldati quindi ebbero comportamenti violenti soprattutto verso i civili con i saccheggi, ma anche disobbedendo ai loro superiori nei ranghi dell’esercito, rifiutandosi di combattere, andandosene, o anche tradendo la causa per cui combattevano vendendosi al nemico.

-DOPPIOGIOCHISMO DEI FRANCHI: i Franchi furono, almeno fino a quando ebbero modo di essere parte attiva nel conflitto, l’ago della bilancia tra lo schieramento bizantino e ostrogoto. I Bizantini erano alleati con i Franchi, ma il loro vero interesse era quello di espandersi al di là delle Alpi e ampliare i loro territori. Il re Teodeberto effettivamente non mosse mai guerra ai suoi alleati, ma delegò altri popoli barbari a lui sottoposti (come i Burgundi) ad invadere l’Italia per dare man forte agli Ostrogoti. Nel 540 vi fu una vera e propria discesa dei Franchi, che massacrarono gli stessi Ostrogoti. Solo grazie alla dissenteria diffusasi tra l’esercito i Franchi furono costretti a ritirarsi in patria, non senza acquisizioni territoriali (Transpadana).

-RAPPORTI TRA IMPERATORE E TRA GENERALI: come se non bastasse l’indisciplina delle loro truppe, anche i generali ci misero del loro negli insuccessi bizantini: i generali erano in costante rivalità tra loro (Narsete e Giovanni non sopportavano Belisario) e non esitavano a mettere in cattiva luce i colleghi presso Giustiniano, che più volte li spostò sul fronte persiano per poi farli ritornare su quello occidentale. La conquista bizantina della capitale ostrogota Ravenna (540) fu un successo dal punto di vista del risultato, ma guastò i rapporti tra Giustiniano e Belisario. Il re ostrogoto aveva condotto trattative parallele con Giustiniano e Belisario. A Giustiniano fu offerta l’Italia peninsulare fino al fiume Po e la metà del tesoro regio; a Belisario il titolo di “Imperatore d’Occidente”. Venuto a conoscenza di ciò, Giustiniano richiamò sul fronte persiano Belisario, che lasciò l’Italia con il re Vitige, accolto da Giustiniano e onorato con il titolo di “patrizio”.

-RIORGANIZZAZIONE E CONSENSO OSTROGOTO: Totila cercò di aumentare il consenso degli Italici, complice il risentimento di questi ultimi verso il pesante sistema fiscale bizantino. Prima e dopo ogni battaglia invitava i nemici a passare dalla sua parte mantenendo i loro beni (cavalli, armature), altrimenti erano liberi di andarsene senza. Le città ri-conquistate non venivano saccheggiate, ma dovevano distruggere le loro mura. Fece costruire una flotta, per contrastare il predominio bizantino sul Tirreno. Un provvedimento “rivoluzionario” fu la riforma agraria che espropriò i latifondisti delle loro proprietà a vantaggio dei piccoli proprietari. Queste manovre ebbero come conseguenze una massiccia defezione dei mercenari bizantini e una popolarità tra la popolazione (se si eccettua la componente aristocratica filo-bizantina).

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Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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